L’on.Renzo Carella è stato sub-commissario regionale ai rifiuti nell’ultimo scorcio della Giunta Marrazzo occupandosi in particolar modo dell’organizzazione della raccolta differenziata a livello regionale. Ieri, da competente, è intervenuto sul nuovo Piano regionale dei rifiuti approvato mercoledì alla Pisana. Da noi interpellato nel merito ha subito fatto notare che questo Piano “è privo di qualsiasi copertura finanziaria e di indicazioni certe sulla soluzione dei problemi e della raccolta differenziata.”
Sono affermazioni che nascono dall’esperienza di lunghi mesi di lavoro e larghissime consultazioni anche con esperti ed aziende specializzate che culminarono con il suo progetto, parte integrante del ‘piano Marrazzo’ che proprio ieri l’assessore di Paolo ha definito in aula ‘superato’. E forse, a giudizio di chi scrive, sarebbe il caso di riprendere visione. Nonè che gli ultimi arrivati ne sappiano sempre di più di chi c’era prima… “Si parla tanto di differenziata – ci dice- ma ne manca la cultura perché questo piano non risolve il problema di fondo ossia il recupero della differenziata.” Questa secondo l’esponente del PD ha bisogno di un vero e proprio piano di “industrializzazione” perché, prosegue “se dividiamo la spazzatura, ma poi non sappiamo dove metterla, dove deve andare a finire, come deve essere riutilizzata e riciclata è tutto inutile, anzi una situazione così andrebbe ulteriormente ad aggravare il problema dei rifiuti.” Al punto che ci troveremmo di fronte a montagne di materiali vari che nessuno utilizza e per di più inquina. Cita così degli esempi che non esita a definire ‘provocatori’ “Appare molto strano e provocatorio, prosegue Carella che Paliano e Anagni siamo nell’Ato di Roma. Se infatti si voleva razionalizzare il territorio perché non si è compreso anche Serrone, Piglio e Acuto che sono più a Nord e quindi più vicini a Roma?” Quindi per lui è chiaro che la Polverini avendo difficoltà con Malagrotta e Corcolle “pensa di aggredire la Valle del Sacco realizzando un impianto di Tmb per gestire 1.000 tonnellate di rifiuto da Roma.” Tutto ciò, denuncia l’onorevole, non è accettabile. “Roma ambisce a chiudere Malagrotta portando i rifiuti a Castellaccio ma noi non possiamo ambire a chiudere Colle Fagiolara a Colleferro.” Ormai è universalmente noto quanto la Valle del Sacco sia fortemente inquinata da decenni, senza che siano mai state effettuate serie e permanenti operazioni di bonifica e risanamento. Per Carella sono due le emergenze in questa zona. La prima impone di razionalizzare il sistema dei rifiuti già in quel territorio, mentre la seconda impone di risanare l’ambiente “con atti tangibili e scelte concrete.”
Magari, e lo dice chi scrive, ripescando antichi progetti che oggi fanno la muffa negli uffici della Regione e in qualche ministero. “Non vorrei – conclude Carella – che come il Comune di Colleferro, anche altre amministrazioni si facciano lusingare dagli introiti di un impianto Tmb gestito da Acea con i rifiuti di Roma. La nostra non è una protesta ideologica ma di concretezza. Metteremo in campo ogni tipo di iniziativa per il rilancio e la salvaguardia del nostro territorio e non della sua ulteriore degradazione”.
gl