L’annuncio della candidatura a sindaco nel 2013 di Francesco Storace, capo indiscusso de La Destra, è un avviso ai naviganti che Gianni Alemanno non dovrebbe sottovalutare, magari nella speranza di far rientrare il figlio prodigo con qualche succulenta concessione in zona Cesarini prima delle elezioni. Se poi è vero che i sondaggi danno un testa a testa tra il sindaco e Nicola Zingaretti, nel caso questo si candidi dopo l’obbligato percorso delle primarie, quel 5% di voti che Francesco potrebbe tranquillamente raggranellare a Roma, significherebbe una sconfitta annunciata.
I fermenti nella galassia della cosiddetta destra sociale fatta di movimenti, circoli, curve, occupanti di case ecc, che è stata la forza di Alemanno nel 2008 sui territori, appare inquieta, preoccupata per le manovre centriste del sindaco che aspira a un accordo con il Terzo Polo e a un recupero di quel mondo cattolico che in parte gli ha già girato le spalle. Se quella di Storace è solo un’ammuina o una scelta di opposizione dura e pura all’attuale amministrazione, sarà ben presto verificabile non tanto in Consiglio, dove la seconda convocazione può sempre garantire la maggioranza al sindaco, quanto nelle varie commissioni fra le quali Urbanistica e Patrimonio dove l’opposizione è in maggioranza. La Destra dispone infatti di tre consiglieri, Storace stesso, Rossin e Fioretti decisivi per far passare le varie delibere al successivo voto dell’aula. Qualche mese fa lo stesso Storace aveva tuonato contro l’imminente diluvio di delibere urbanistiche che avrebbero già dovuto passare all’esame del Consiglio di Roma capitale, ma probabilmente bloccate dalle incertezze sulla delibera Cam che pure godeva all’inizio di un consenso bipartisan garantito da una parte del gruppo consiliare del Pd. Fu lo stesso Storace sul Corriere del 20 novembre dello scorso anno a definire tale vasta operazione immobiliare «un sacco di Roma che fa impallidire i precedenti». Non solo, ma aveva anche dichiarato che la maggioranza di Alemanno «pretende di mettere in calendario ben 35 delibere, tutte sull’urbanistica, ferme da anni in Campidoglio, alcune fin dai tempi di Veltroni». E aggiungeva: «Spinaceto e il Velodromo destano perplessità. E aleggia lo spettro della speculazione dei palazzinari, ai quali sembra che Alemanno si stia piegando per raccogliere consenso in vista della scadenza del suo mandato. Tale spregiudicatezza non si ricordava neppure ai tempi di Veltroni».
Qualcuno allora malignò osservando che queste dure critiche alle politiche urbanistiche dell’ex sodale e amico di Gianni, nella defunta Destra Sociale, preludessero alla concessione di un assessore in quota Storace, ma la decisione della candidatura di Francesco rischia oggi di rimettere in moto tutti gli equilibri del Pdl e soprattutto delle sue varie componenti ex aennine. Se poi l’opposizione di Storace sarà davvero decisa, soprattutto in materia di riassetti urbanistici, gli equilibri sconvolti saranno allora quelli dello stesso Consiglio, sempre che dall’Udc o da altri non arrivi qualche insperato aiuto. Un anno e passa dalle elezioni è ancora molto lungo e tutto è possibile.