Dopo la scivolata, è proprio il caso di dire, di Gianni Alemanno sul ghiaccio capitolino, sfiancato dalla polemica con il Governo (dal capo della protezione civile al ministro dell'interno Anna Maria Cancellieri), prostrato dai sondaggi RAI che in caso di elezioni lo danno oggi al 38% dei consensi contro il 62% di Zingaretti, umiliato da Mentana su La 7 e atterrito dal calo di ascolti ogni volta che si presenta in TV, il sindaco oggi se ne è inventata un'altra delle sue. Teme infatti una “strategia nordista” contro Roma. Basta vedere, dice Gianni «su tante prime pagine dei giornali, soprattutto del Nord, un'enfatizzazione dell'emergenza neve a Roma francamente sospetta. Non vorrei ci fosse una strategia nordista per mettere in cattiva luce Roma».
Ma non finisce qui perché Alemanno come al solito alza il tiro, o meglio le spara sempre più grosse, intravedendo le trame occulte di un nemico che è solo nella sua mente, un nemico immaginario che infanga Roma proprio mentre il premier Monti si appresta a decidere sulle Olimpiadi. Infine rovescia la cornucopia di una propaganda senza limite e ci assicura che la città, anche se non ce n'eravamo accorti, «ha superato l'emergenza molto prima di altri territori» riferendosi probabilmente alle centinaia di comuni montani con poche migliaia di abitanti, assediati dal gelo e dalla neve in Abruzzo o nel Frusinate.
Insomma, il nemico (nordista) è alle porte e pur di insidiare la candidatura di Roma alle Olimpiadi, è disposto a tutto persino a dire la verità sul casino che ha travolto la città venerdì scorso. Ora non dubitiamo che Bossi vorrebbe candidare alle glorie olimpiche Bergum de Sura, ma ci pare che un grande quotidiano nordista, il Corriere della Sera, pur critico, ieri, con un pezzo di Cazzullo, gli abbia risparmiato, in cronaca di Roma, i sarcasmi di Repubblica e di altri fogli che nordisti non sono. Questo richiamo all'insidia Nordista ci sorprende ancor di più per un sindaco che solo poco più di un anno fa consumava pubblicamente succulenta pajata con il capo un po' meno assoluto dei padani, non ostentando particolare ribrezzo. Cogliamo quindi una lieve sindrome paranoica (sarebbe meglio dire, paracula) in queste affermazioni, esternate da un esponente politico che anziché assumersi le sue responsabilità di fronte a un evento comunque eccezionale, si arrampica su tutti gli specchi possibili e immaginabili.
Ma Alemanno, che non è davvero uno sprovveduto, si erge così come unico, intransigente oppositore di Monti il quale annovera una fitta schiera di professori nordici e bocconcini nel suo governo. Gianni va così alla guerra, ma senza esercito visto che lui e la sua corrente nel Pdl non contano un tubo. Sulle olimpiadi Alemanno tenta di giocarsi la credibilità che gli rimane, come se l'approvazione di Monti bastasse a garantirgli la candidatura, quella vera, per il 2020 con competitors come Tokio, Madrid o Istanbul. Ma la pianti lì, sembra volergli dire l'amico ed ex assessore della sua giunta Umberto Croppi, il quale senza peli sulla lingua su facebook scrive: ''Il dovere di un sindaco è quello di stare al suo posto a coordinare tutti i servizi e governare l'ordinario e lo straordinario, non quello di farsi riprendere (come nelle più recenti foto d'agenzia, ndr) nel fare quello che altri, volontari e dipendenti, hanno il compito di fare. Che dirvi? Mi sento sinceramente solidale con una persona evidentemente travolta da responsabilità più grandi di lui, smarrita in questioni che non hanno a che vedere con la sua funzione, tirato per la giacca da consulenti che lo espongono al ridicolo. L'augurio che posso fare, da amico e da cittadino, è che si riabbia da questo shock e si metta in condizione di guidare al meglio la città per l'anno di mandato che gli è rimasto''. Altro che strategia nordista. Ofelè fa il to mestè, pasticcere fa il tuo mestiere, si dice appunto a Milano.
Giuliano Longo