''Nel celebrare il Giorno del Ricordo non posso fare a meno di rammentare che la memoria delle foibe e dell'esodo non è stata per lungo tempo considerata, in sede ufficiale, una memoria condivisa. Per troppi anni, come ben sappiamo, la tragedia vissuta dagli italiani delle terre adriatiche è stata oggetto di una voluta rimozione''. Queste le parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha inaugurato a Montecitorio l'esposizione “Esodo e Foibe: i nomi e i volti” in occasione del Giorno del Ricordo della tragedia delle genti Giuliane, Istriane, Fiumane e Dalmate.
''Quell'ingiusto vuoto nella memoria storica condivisa ha costituito a lungo un fattore di ostacolo al processo di pacificazione nazionale e di ricomposizione del tessuto etico-culturale del Paese, contribuendo ad approfondire il senso della divisione ideale e politica avvertito dagli italiani nei decenni dell'ideologismo e della guerra fredda. A farne direttamente le spese – ha spiegato Fini – sono stati innanzi tutto gli esuli, che spesso non ricevettero, da parte dell'Italia ufficiale, quell'abbraccio fraterno e solidale in cui avevano sperato e cui avevano diritto. Furono spesso accolti con indifferenza e, in numerosi casi, con ostilità. Molte famiglie vissero per lungo tempo – anche fino a dieci anni- negli oltre cento campi di raccolta disseminati nella Penisola. E vissero in condizioni difficilissime, in totale emergenza e assoluta provvisorietà”.
''Quella pagina di storia strappata è stata ricucita nella memoria nazionale dalla legge istitutiva della ricorrenza che oggi onoriamo. L'istituzione del Giorno del Ricordo è stata decisa con un voto a larghissima maggioranza del nostro Parlamento. E' una circostanza che dimostra la significativa maturazione avvenuta nella coscienza politica e civile dell'Italia sul grande tema della storia condivisa. Occorre però continuare ad approfondire questo spirito di ritrovata coesione e sereno riconoscimento del passato; occorre farlo per rafforzare il sentimento dell'identità nazionale e per affermare in modo sempre più compiuto i valori della pace e della dignità umana sanciti dalla Costituzione e dai trattati europei'', ha aggiunto Fini.
''E' mia convinzione che la capacità del nostro popolo di conservare la propria identità storica la si riconosca anche e soprattutto dal suo senso di unità, di fratellanza e di condivisione nella rievocazione delle pagine storiche più tristi e dolorose. Dall'esperienza del dolore – ha quindi concluso Fini – occorre saper trarre quella coesione dei cuori e quella comunità dei sentimenti che rafforza la coscienza di Patria, nel senso letterale del termine intesa come 'terra dei padri', e rappresenta un fattore di educazione permanente ai valori civili della Nazione, alla cui quotidiana affermazione devono concorrere, con impegno e convinzione, tutti gli italiani. Senza alcuna distinzione geografica, culturale e politica''.