Sveva Belviso anche ieri, nel giorno X per la capitale, si presenta implacabile sugli schermi di Mattino Cinque e ne spara di cotte e di crude. Sentite questa: «Per quanto riguarda il settore agroalimentare sono tantissimi gli anziani che ci chiamano per lamentarsi» degli aumenti causa neve «e chiederci controlli». «Per il nostro sistema paese la speculazione non è un reato – prosegue – però potrei invitare ad una sorta di sciopero selettivo su alcuni prodotti». Testuale invito della Rosa Luxemburg dell'Eur più chic, che immagina pensionati e disoccupati privarsi di frutta e verdura contro l'iniquità del Sistema.
Così mente la città viene messa sotto coprifuoco, giusto per coprire il buco di consenso nel quale si è seppellita questa amministrazione inefficiente e isterica dopo la nevicata della scorsa settimana, la bella Sveva ci racconta che sono già per strada 6000 operatori, introvabili la scorsa settimana e miracolosamente materializzatisi insieme a macchine ed attrezzature delle quali venerdì scorso non c'era neppure l'ombra. Se anziché prodursi in ineffabili soffietti al Genio suo e di Alemanno, appannato dalla di lei effervescenza, la telegenica Sveva ci raccontasse come si sta mobilitando l'associazionismo cattolico per far fronte ai disagi dei poveri, degli emarginati, degli anziani, le saremmo grati. Ben volentieri la vedremmo per strada, sia pur sempre elegante come al suo solito, accanto ai volontari o nei camper di soccorso allestiti. Oppure mentre fa visita, sia pur truccata e signorile, nei sottopassaggi e in tutte le strutture di ricovero temporaneo per vedere come tutto funziona e ringraziare chi si prodiga senza andare mai in TV. Insomma la vedremmo ben volentieri fare il suo mestiere, quello per cui il sindaco l'ha nominata dopo il suo ultimo rimpasto, occuparsi del sociale soprattutto in momenti critici per una città che al gelo e alla neve non è abituata.
Ora è tutto un fiorire di ordinanze, ukase, divieti e proclami che inondano le agenzie e fanno notizia in un crescendo di autocelebrazione di una amministrazione che crede ancora di sopravvivere a se stessa nella declamazione dei propri meriti e delle proprie capacità organizzative. Una amministrazione che ha tentato di campare sulle emergenze: sicurezza, rom, casa, traffico e chi più ne ha più ne metta. Ma il re ora e nudo e dopo quattro anni di governo lascia nell'immaginario collettivo solo la traccia di parentopoli, delle aziende capitoline alla canna del gas, dell'emergenza abitativa irrisolta, del traffico da delirio, delle buche per strada e della segnaletica inesistente, delle periferie abbandonate, della cultura avvilita e così suonando una musica diretta oggi solo dall'urbanistica e dal consumo del territorio. Le emergenze finiscono laddove subentra il buon senso e la capacità di governo, doti che paiono mancare in chi ancora crede basti la comparsata televisiva o l'annuncio pomposo a salvare anima e voti. Intanto godiamoci la vacanza anticipata in questo artificioso clima da stato d'assedio, con questa fittizia mobilitazione generale per un evento meteorologico inconsueto, ma previsto. Il carnevale romano è già iniziato.
Giuliano Longo