A quanto pare il grande entusiasmo per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 non sembra condiviso da tutti. E' il caso di Legambiente Lazio che riporta le obiezioni dei Comitati del Municipio XX (Comitato Cittadino per il Municipio XX, Comitato Promotore del Parco di Veio, Associazione Collina Fleming-Vigna Clara per la Mobilità e Associazione Vivere Collina Fleming),
Questi cittadini hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti, e per conoscenza al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per mettere nero su bianco tutte le loro preoccupazioni. Marginalmente osservano che in una situazione di crisi qual'è quella attuale «è impensabile che lo Stato si renda garante dei costi miliardari dell'iniziativa, destinati a lievitare come l'esperienza insegna (vedasi l'ultima esperienza disastrosa dei campionati mondiali di nuoto), con ritorni del tutto aleatori». Voce fuori dal coro che poi entra nel merito della costruzione dei due Villaggi Olimpici, uno di circa un milione di metri cubi per gli atleti e uno per i media di circa 300.000 mq. I due Villaggi verrebbero costruiti nella piana di Tor di Quinto e nell'ansa fluviale del Tevere a Saxa Rubra, distruggendo definitivamente la possibilità di creare il Parco fluviale del Tevere Nord, progettato proprio da Italia Nostra e da tempo all'attenzione del Comune.
Il Villaggio per gli atleti sorgerebbe in un'area di alto valore storico, archeologico e paesaggistico, dove passava l'antica Via Flaminia, ricca di reperti e tombe romane, paragonabile per importanza all'Appia Antica, e dove il grande Viale alberato di Tor di Quinto si conclude con lo storico ippodromo dei Lancieri di Montebello. Tutta l'area è soggetta a vincoli che ne impediscono l'edificabilità e la trasformazione e che a giudizio dei comitati, verrebbero spazzati via per far posto alle costruzioni. L'area è inoltre, dal punto di vista idrogeologico, a rischio concreto e reale di esondazione. L'altro aspetto riguarda la situazione del traffico. I comitati osservano che Viale di Tor di Quinto e il Corso di Francia sostengono tutto il traffico proveniente dai quartieri Nord di Roma oltre a quello pendolare quello dai Comuni dell'hinterland. Per di più quel quartiere è completamente bloccato in occasione dalle partite che si giocano allo Stadio Olimpico. Con le nuove strutture olimpiche è inevitabile un aumento esponenziale del traffico e del' inquinamento. Infine i Comitati ritengono che non si possa approvare un progetto di tali dimensioni senza effettuare preventivamente la VAS (Valutazione Strategica Ambientale) obbligatoria per le normative europee ed italiane. Senza dimenticare le pessime esperienze del passato per eventi simili. I Mondiali del '90 , ad esempio, in occasione dei quali sono state costruite alcune stazioni ferroviarie, con i relativi servizi e rete di binari, rimaste sempre inutilizzate: quella di Farneto, a due passi dallo stadio Olimpico, e quella sotto collina Fleming e a ridosso di Corso di Francia. Soldi pubblici buttati in una città che ha bisogno di infrastrutture di trasporto pubblico urbano. «Le Olimpiadi -conclude la lettera dovrebbero eventualmente essere l'occasione per creare infrastrutture nelle periferie che ne hanno bisogno, non per sovraccaricare un quartiere già densamente abitato distruggendo gli ultimi spazi verdi e archeologicamente rilevanti.
I Comitati concludono di fare affidamento al senso di responsabilità finora dimostrato dal nuovo Governo e di attendere fiduciosamente una risposta, in mancanza della quale si dichiarano costretti, loro malgrado, a percorrere altre strade, rendendo nota la questione e le loro ragioni a livello italiano e internazionale, difendendo gli interessi dei cittadini in tutte le sedi non escluso un ricorso al CIO per segnalare le gravi carenze indicate».