Spostate di una settimana a causa dell’ondata di neve che ha colpito il Lazio e i Castelli in particolare, le primarie del Pd – in programma domenica 19 febbraio – dovranno eleggere il nuovo segretario regionale. Una corsa a 3 che, dopo il voto degli iscritti, vede impegnati Enrico Gasbarra uscito col 70% delle preferenze dai congressi nei Circoli e quindi Marta Leonori (area Marino) e Giovanni Bachelet, vicino a Rosy Bindi.
Onorevole Gasbarra, quale è l’importanza di queste primarie?
«Il Pd del Lazio, dopo 500 giorni di commissariamento, deve tornare a camminare con le proprie gambe, a riprendersi la propria autonomia e ad aprire porte e finestre alle forze civiche, alle associazioni e a coloro che delusi dal berlusconismo e dal fallimento della destra possano trovare una forza politica seria, affidabile e unita. Le primarie, aperte a tutti, rappresentano uno strumento prezioso che andrebbe utilizzato con più forza. Mi rendo conto perfettamente del momento che il Paese, la nostra regione stanno vivendo. So bene anche io che i problemi sono tanti, che la crisi sta piegando le famiglie, che il costo della vita è altissimo e che i sacrifici richiesti sono difficili da sostenere. So anche però che questa destra è riuscita ad aggravare la crisi, fino a portarci sull’orlo del baratro. Lo ha fatto al governo del Paese, lo sta facendo a Roma Capitale così come alla Regione Lazio. Lo abbiamo visto anche con la neve: infrastrutture vecchie, paesi abbandonati, sindaci lasciati soli, cittadini isolati. E la colpa è sempre di qualcun altro. L’emergenza si è trasformata in un dramma. Le primarie del Pd rappresentano la prima importante tappa della riscossa, civica e politica, per mandare in archivio le destre e costruire un progetto moderno per il futuro».
Quale è il suo programma?
«In questi mesi ho dialogato con migliaia di persone, in incontri pubblici, nei circoli del Pd, ho incontrato tantissimi giovani. Il filo che univa e che unisce tutti, è l’unità del partito, il coraggio delle idee e il confronto costruttivo e non la contrapposizione interna. Io ho presentato un programma che ho voluto chiamare “I 10 Passi del Pd” verso la vittoria su cui migliaia di iscritti si sono confrontati, nei circoli e su internet e poi hanno votato. Innanzitutto non è possibile, per il futuro avere una sola donna eletta in Campidoglio e una sola al Consiglio regionale. Donne e giovani non sono categorie, ma rappresentano energie vitali nelle nostre comunità e per la politica.. Quindi la formazione: essere candidati alle elezioni amministrative, di qualunque livello, non è un reality show. Bisogna essere preparati. Se rimarrà questa vergognosa legge elettorale, dovremo scegliere i candidati al Parlamento attraverso le primarie, dando rappresentanza ai territori. Assemblea del Fare, e l’Assemblea dell’Ascolto aperta alle associazioni, al mondo civico per costruire ponti nuovi e dare forza all’azione politica. Dovremmo usare le primarie per ascoltare il nostro popolo sulle grandi tematiche: salute, ambiente, infrastrutture, etica, legge elettorale, beni primari pubblici, riforme, politiche del lavoro».
Come pensa di poter portare alla vittoria il Pd?
«Il fallimento delle destre a Roma e nel Lazio è sotto gli occhi di tutti. In una regione che è attraversata da crisi aziendali fortissime, dall’Alitalia, alla vertenza Sigma Tau. Il Pd, insieme alle altre forze di opposizione ha svolto una straordinaria azione sia in Campidoglio che alla Regione Lazio. Ora tutti insieme, uniti, con la forza delle nostre idee dobbiamo remare nella stessa direzione e presentare ai cittadini, con umiltà ma con orgoglio, un progetto politico che tolga al Lazio la maglia nera e ridia a Roma e ad altre città una nuova stagione di buon governo. La mia candidatura è nata su sollecitazione di Nicola Zingaretti ed è un progetto politico basato sull’unità di una classe dirigente che ha rimosso i personalismi, che mette insieme tante personalità e sensibilità per costruire un programma moderno e nuovo capace di migliorare la vita dei cittadini e di battere le destre».
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