I voti alle primarie per la segreteria regionale del Pd Lazio hanno incoronato Enrico Gasbarra, 50 anni, già presidente della Provincia di Roma e deputato del Pd, alla guida locale del partito. È stata una sfida a tre, oltre a Gasbarra hanno corso Giovanni Bachelet, 57 anni, e Marta Leonori, 34 anni, direttore della Fondazione Italianieuropei. Quattro le liste a supporto dell'ex presidente della Provincia di Roma: a "Sinistra con Gasbarra", "Gasbarra Partecipazione Democratica", "Gasbarra Uniti per vincere" e "Democratici per Gasbarra". Una a testa, invece, per Marta Leonori con “Se non Marta, chi?” e per Giovanni Bachelet “Con Bachelet il Pd fa quel che dice”.
"Faccio i miei complimenti ed i migliori auguri di buon lavoro ad Enrico Gasbarra per il grande risultato ottenuto, che va al di là delle logiche correntizie e delle pessime strategie messe in atto da alcuni esponenti" ha affermato in una nota il Consigliere capitolino del Pd Dario Nanni, che ha proseguito: "In alcune situazioni però qualcuno farebbe bene a tacere, invece preferisce parlare, tentando di spostare l'attenzione su altre questioni per non entrare nel merito dei suoi insuccessi. Così ha cercato di fare il capogruppo capitolino Umberto Marroni, non facendo riferimento alcuno ai risultati delle singole liste alle primarie, vero e proprio fallimento per lui. E' davvero strano che il capogruppo capitolino così solerte nel commentare il positivo risultato di Gasbarra si dimentichi di soffermarsi sul negativo risultato della lista “Uniti per Vincere”. Lista della quale, è bene ricordarlo, Marroni ne è stato mentore ed azionista di maggioranza. Il risultato ottenuto da questa lista a Roma, poco più del 27% è a dir poco negativo, visto che vantava nel novero dei suoi responsabili oltre al capogruppo capitolino, anche quello regionale, il segretario romano ed il presidente del Partito di Roma, oltre a decine e decine di esponenti di spicco tra consiglieri comunali, municipali”.
“E' chiaro a tutti – ha proseguito Nanni – che una lista così sovraesposta avrebbe dovuto ottenere almeno il doppio dei consensi. E' inconfutabile che il risultato di questa lista è innanzitutto un giudizio severo ed inequivocabile nei confronti del capogruppo capitolino, per come ha operato in questi quattro anni, in cui, più che impegnarsi a fare opposizione alle dissennate scelte della Giunta Alemanno si è dedicato a fare il capocorrente. Queste primarie però devono servire da lezione non solo a lui ma anche al gruppo dirigente romano, ampiamente schierato in quella lista, ed è inevitabile oltre che auspicabile che ora su questa vicenda si apra una discussione all'interno del PD di Roma”.