La linea B1 è il cavallo di battaglia dell’assessore Aurigemma, forse perché a usufruirne saranno in gran parte i cittadini del suo feudo elettorale, più probabilmente perché sarà l’unica grande opera completata durante il suo mandato.
Ormai si sta perdendo il conto degli eventi pubblici legati a quella linea. Questa mattina Aurigemma andrà insieme ad Alemanno ad assistere alla caduta dell’ultimo diaframma sulla galleria alla stazione Ionio. La settimana scorsa invece Aurigemma è intervenuto in un’assemblea pubblica nel IV Municipio, durante la quale ha trionfalmente annunciato che l’apertura della linea permetterà la cancellazione di 2 milioni di chilometri di corse di autobus.
Proprio così, cancellazione. La pianificazione del servizio fatta dall’Agenzia della Mobilità su indirizzo dell’assessorato di Aurigemma (Atac è mera esecutrice delle decisioni sulla pianificazione) prevede che i chilometri disponibili non vengano utilizzati per offrire un servizio decente nelle zone più periferiche della città, ma che vengano semplicemente cestinati. Ma la danza dei ‘tagli’ è già iniziata. Infatti il 24 gennaio scorso la Direzione Superficie ha comunicato alle rimesse da cui partono gli autobus della linea 49 il nuovo orario, con sole 13 vetture «a causa della riduzione del programma di esercizio prevista per il 2012». Quanto è ampio il taglio al servizio non è dato sapere. In Atac tutti tengono la bocca cucita, limitandosi a esprimere timore per la ricaduta sull’immagine dell’azienda delle scelte dell’amministrazione. Una cosa però è certa: non si era ancora mai visto un tentativo di salvare un’azienda in difficoltà tagliando in primo luogo i servizi all’utenza, invece che gli sprechi.
Nella Roma di Alemanno succede anche questo. Del resto, nei giorni scorsi Alemanno ha dichiarato che non gli risultava che all’amministrazione fosse pervenuto nessun dossier sul Project Financing della Linea C, salvo poi essere pubblicamente smentito da Aurigemma, che ha confermato l’esistenza del dossier di cui Alemanno ignorava l’esistenza. Tutto questo porta a porsi una domanda: quanto può reggere una città come Roma con un sindaco che ignora cosa succede fuori dalla porta del suo studio, al punto tale da essere smentito dai suoi stessi assessori, che evidentemente non lo informano?
Valerio Fiorentino