Nessuna novità, dice Gianni Alemanno dopo il colloquio con il procuratore Giancarlo Capaldo. La cosa non sorprende poiché delle malversazioni dei nove pizzardoni indagati, nove soli si badi bene altrimenti tutti i gatti al buio diventano bigi, il sindaco era già stato informato da tempo. Infatti come riferisce il Corriere della Sera nella cronaca di Roma: Gianni avrebbe ricevuto martedì 21 una visita “tempestosa” dai fratelli Bernabei, arrabbiati perché Giuliani non avrebbe fatto abbastanza contro i vigili del primo gruppo.
I Bernabei, titolari di una società che organizza eventi, proprietari di enoteche con altri esercizi commerciali e probabili fornitori del Comune stesso in qualche occasione, avrebbero dovuto sganciare – come riportato dal Corriere – 30 mila euro per poter trasformare in ufficio un magazzino in vicolo della Luce. Ma gli agenti non si sarebbero accontentati e, l’estate scorsa, hanno preteso altri 30 mila euro. Tuttavia risulta che la denuncia alla procura degli imprenditori, o di uno di essi, sia partita già l’estate scorsa. Cos’ha indotto, allora, i reucci del vino di Trastevere a precipitarsi nuovamente dal sindaco, già precedentemente informato, solo pochi giorni fa? Quali sono i rapporti fra il sindaco, il suo entourage e i fratelli Bernabei che consentono loro di accedere alle sacre stanze del palazzo capitolino, direttamente e confidenzialmente da Gianni Alemanno? E se la procura sta già lavorando sulla “pizzardoni connection” che ci vanno a fare i Bernabei dal sindaco? A che titolo e con quale autorità i Bernabei mettono sotto accusa il capo dei vigili urbani? Infine, chi ne ha chiesto le dimissioni? Già, perché a quanto pare le dimissioni di Giuliani non le ha ancora chieste nessuno, ma in tutto questo casino a scoppio ritardato, è evidente che qualcuno le vuole.
Nel frattempo i pm Alberto Caperna e Laura Condemi hanno deciso di allargare le indagini già esistenti sui vigili urbani anche al gruppo sportivo degli agenti, che Bernabei sponsorizza da tempo, tanto che il loro campo di calcio è intitolato al capostipite Giulio. Presidente del gruppo è lo stesso Giuliani, mentre la moglie Angela ne è la segretaria generale. Si aprirebbe così un nuovo fronte di indagini sulle sponsorizzazioni per le quali i Bernabei hanno pagato 46mila euro nel il 2012, su un bilancio complessivo di 340mila euro in cui le sponsorizzazioni ammontano nel totale a 80mila euro. Somme che non appaiono iperboliche ma che devono aver suscitato la curiosità di altri che furtivamente, secondo le dichiarazioni del Giuliani stesso, sono penetrati negli uffici del gruppo sottraendone l’hard disk probabilmente con tutta la contabilità. Perché? Chi può essere interessato a scavare in quei conti oltre alla procura che non è solita introdursi furtivamente, ma con le sirene della finanza spiegate? L’oscura vicenda sfiora il ridicolo quando, come riporta il Messaggero on line, Giuliani davanti al capo della segreteria Antonio Lucarelli e al vice capo di Gabinetto Gianmario Nardi, rigetta ogni accusa: «Io non ho nulla da nascondere – riferisce il quotidiano – ecco qui. C’è scritto tutto, ogni euro incassato e ogni euro speso».
Ma Lucarelli e Nardi chiedono astutamente al capo dei vigili perché non abbia sospeso la sponsorizzazione dopo che Bernabei aveva denunciato il racket. Trasecoliamo! Come, dopo tutto questo pasticcio, dopo le minacce di rivelare ben altro il Bernabei non ha nemmeno sospeso la sponsorizzazione? Conclusione. Sicuramente la procura scoprirà gli altarini, ma ripetiamo: chi vuole le dimissioni di Giuliani? E visto che la vicenda puzza di vecchio perché Lucarelli e Nardi, per non parlar del sindaco, non gliele hanno chieste prima? Delicatezza? Riserbo? O forse perché non era ancora il momento giusto?
Giuliano Longo