Il grande battage seguito alla presentazione alla stampa dell’ampliamento del parcheggio sotto il galoppatoio di Villa Borghese, annunciava la realizzazione di 2000 posti auto pubblici in più, oltre ai box privati, a posti pullman etc. I giornali titolavano: “Nasce l’hub della mobilità a Villa Borghese, dove, grazie a un investimento privato di 141,6 milioni di euro, saranno realizzati 2mila posti auto privati, 360 box etc”. Ma non è così. Nella presentazione del “progetto in sintesi”, alla voce “parcheggi” effettivamente si elenca: 2mila posti auto pubblici, 360 box privati, 208 posti moto, 81 stalli per pullman turistici e 125 stalli per autobus elettrici Atac. Ma poco oltre scopriamo l’arcano: l’offerta di posti auto del parcheggio di Villa Borghese allo stato attuale è di 1.800 posti, che in futuro diventeranno 2.360, cioè verranno realizzati solo 360 box e 200 posti a rotazione in più. Quindi i 2000 posti a rotazione promessi sono in realtà raggiunti sommando i duecento previsti ai 1800 già esistenti…
Nella presentazione si calcola anche un potenziamento dell’offerta dei posti auto al servizio della pedonalizzazione del Tridente del 78%, attraverso altre strutture in costruzione nel centro storico e a Prati; ma se consideriamo solo la rotazione, il totale dei nuovi posti pubblici diventa 958: 303 posti a piazza Cavour (l’unico parcheggio quasi terminato), 110 posti a Lungotevere in Augusta (progetto che non è affatto detto che si realizzi), 461 posti sul Lungotevere Arnaldo da Brescia (cantiere fermo da anni), 84 posti in piazza Ponte Umberto (idem).
I Comitati dunque si chiedono: per 958 posti auto pubblici, ovvero la sistemazione per le auto per un massimo di 2000 persone, merita pagare il prezzo di parchi rivoltati, cantieri in zone archeologiche, metri cubi di nuovo cemento commerciale sversato in luoghi unici al mondo? Non sarebbe molto meglio riservare tutta quella fatica e quelle risorse a un trasporto collettivo più agile ed efficiente, quello sì in grado di spostare grandi numeri con poco ingombro?
Ad esempio, le navette che dovrebbero girare senza sosta per le vie del centro incoraggiando a lasciare la macchina a casa anche i più pigri, partono dal capolinea di piazza del Popolo circa ogni 15’, trasformando i passeggeri in sardine per tutto il tempo di attesa e lasciando a terra metà delle persone che vorrebbero salire alle fermate successive. Forse prima di lanciare progetti faraonici, il primo passo verso la pedonalizzazione potrebbe essere un servizio più frequente e continuo dei pulmini. E magari anche l’allungamento degli orari della metropolitana verso gli standard europei (l’ultima vettura alla sera passa intorno alle 23.30). Gli esempi si sprecano. Forse l’impatto mediatico di simili provvedimenti non sarebbe quello dei duemila posti auto promessi tra squilli di trombe. Ma l’impatto sulla vita della gente sarebbe già notevole…
Anna Maria Bianchi