Come aveva anticipato Cinque Giorni, il comandante dei vigili urbani Angelo Giuliani travolto dalla bufera del racket, ma soprattutto dalle manovre interne agli assetti del potere capitolino, viene congelato sino a giugno, quando farà posto alla sua vice Donatella Scafati almeno sino a settembre. Quindi per ora nessun generale in vista ai vertici del corpo, come ieri affermava lo stesso Gianni Alemanno.
Eppure anche questa vicenda, al di là degli aspetti penali che ora coinvolgono anche l’imprenditore dei vini Bernabei per le ammende non pagate da 350mila euro, non è che la punta emergente di un iceberg che da tempo sta trascinando a fondo l’Amministrazione capitolina. Né è bastato sabato scorso al sindaco richiamare all’ordine assessori e consiglieri della maggioranza con l’effetto di far emergere panico per il futuro, nonostante la boutade della bella Belviso dell’alzata di mano dei fedelissimi pronti a sacrificarsi per il loro sindaco. Così si va sgretolando l’ultima ridotta di Gianni che ha fatto e disfatto a suo piacimento, indebolendone le difese con continue sostituzioni senza una precisa strategia di governance. Quattro capi di gabinetto a partire da Sergio Santoro, al quale dopo cinque mesi, il 10 ottobre 2008, succede Sergio Gallo, che viene a sua volta sostituito da Maurizio Basile, che il 29 luglio 2010 è passato ad Atac e che il 1 febbraio 2011 lascia il posto a Sergio Basile. In aprile Maurizio Basile si dimette dai vertici Atac seguito a ruota dalle dimissioni del vicecapo di gabinetto Alfredo Mantici proveniente dai servizi segreti. Stesso effetto tsumani nelle aziende capitoline a cominciare da Ama che il 9 agosto 2011 vede subentrare alla presidenza il rampelliano Piergiorgio Benvenuti con l’ad tecnico proveniente da Milano Salvatore Cappello. A farne le spese furono allora il presidente Marco Daniele Clarke e l’ad Franco Panzironi. Gli avvicendamenti in Atac hanno invece inizio l’8 settembre del 2009 quando Massimo Tabacchiera subentra all’amministratore delegato, Gioacchino Gabbuti, assommando in sè i ruoli di presidente e ad, mente Gabbuti diviene amministratore unico di Atac Patrimonio. Ma il 19 gennaio del 2010 altro cambio della guardia: subentrano come presidente Luigi Legnani e Adalberto Bertucci amministratore delegato del gestore unico del trasporto cittadino che ha incorporato Trambus e Met.Ro. Bertucci si dimette nel novembre dello stesso anno travolto da parentopoli per fare posto a Maurizio Basile, che il 14 aprile 2011 si dimetterà insieme al presidente Legnani. Questa volta, dopo una trattativa bipartisan fra maggioranza e opposizione, verranno nominati Carlo Tosti amministratore delegato, Francesco Carbonetti presidente e Antonio Cassano direttore generale.
Se poi andiamo a vedere gli avvicendamenti in Giunta c’è da mettersi le mani nei capelli. Andiamo questa volta a ritroso nel tempo. Nel febbraio di quest’anno Lucia Furnari, già direttrice del dipartimento casa e patrimonio, sostituisce a quell’assessorato Alfredo Antoniozzi. Ma il 19 luglio dello scorso anno, dopo al sentenza del Tar sulle quote rosa, Alemanno azzerava la giunta per partorire il topolino di Sveva Belviso al posto di Mauro Cutrufo come vice sindaco e si inventava un assessorato nuovo di pacca per le Olimpiadi affidato a Rosella Sensi che oggi non si capisce bene cosa abbia da fare. Ma il rimpastone di giunta ci fu il 19 gennaio del 2011 quando Unberto Croppi dovette cedere l’assessorato alla cultura a Dino Gasperini. Al Bilancio, al posto di Maurizio Leo, subentrò Carmine Lamanda. Fabio De Lillo cedette l’ambiente a Marco Visconti, Sergio Marchi fu sostituito ai trasporti da Antonello Aurigemma, e Laura Marsilio lasciò la sua delega alla Scuola all’aclista e sandaluto Gianluigi De Palo. Nel frattempo Simone Turbolente lascia il comando dell’ufficio stampa ad Ester Mieli. Tanti nomi, ma anche tanti soldi (naturalmente a spese del contribuente) per ricche liquidazioni, opportune ricollocazioni ecc. Inamovibili ed eterni il vice capo di gabinetto Giammarco Nardi e Antonio Lucarelli, il segretario del sindaco inesauribile tessitore di mille trame e vera continuità del potere di Alemanno.
Giuliano Longo