L'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Roma e provincia e la Docomomo Italia onlus hanno recentemente inviato un appello fra gli altri a Lorenzo Ornaghi e al sindaco Gianni Alemanno preoccupati per le conseguenze che la delibera comunale Indirizzi per la riqualificazione dei compendi immobiliari ubicati in via Chiana, via Antonelli e via Magna Grecia comporterà sui tre mercati romani del secondo dopoguerra, già inseriti nella Carta della qualità allegata al PRG del Comune di Roma.
Gli architetti ricordano che il mercato Metronio, realizzato da Riccardo Morandi, è stato inserito come edificio di rilevante interesse architettonico e urbano e rappresenta un'opera rilevantissima non solo per la storia della nostra città, ma anche per la vicenda dell'architettura italiana del novecento. L'opera è anche messa a rischio dalle recenti modifiche che sono state apportate dal Decreto Legge sullo sviluppo al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Il Decreto infatti innalza da 50 a 70 anni dal completamento della costruzione la soglia per dichiarare l'interesse culturale dei beni immobili di proprietà pubblica e l'edificio di Morandi, ultimato nel 1956, ricade proprio nella fascia di quelle architetture che potevano fino a pochi mesi fa usufruire di diritto della protezione. Ma, osserva il documento degli architetti, in un momento in cui si sta riavviando nel nostro Paese il dibattito sulla qualità dell'architettura e persino il disegno di legge quadro sulla qualità architettonica all'esame del Parlamento riconosce il valore delle opere, «questo episodio lancia un segnale in controtendenza rispetto a un clima che appare, invece, maturo per un riconoscimento del significato delle opere di qualità della nostra modernità».
Poiché negli ultimi anni si è assistito a episodi che testimoniano totale disinteresse verso il patrimonio architettonico più recente (dal degrado in cui versa il Foro italico all'abbandono del vecchio mercato di Torre Spaccata per costruirne uno nuovo ma mai aperto), gli architetti sollecitano i responsabili istituzionali «ad avviare un nuovo corso nella gestione dei programmi di riuso e trasformazione dei manufatti del Novecento per evitare interventi occasionali e scoordinati che contribuiscono solo a impoverire il patrimonio architettonico di Roma».