Risulta ormai incomprensibile l’insistenza di commissario, Regione e Comune di Roma sulla allocazione della futura mega discarica a Corcolle San Vittorino (entro i confini della capitale) e Quadro Alto nel comune di Riano. Riesce incomprensibile di fronte ai pareri già espressi in conferenza dei servizi, sulle ulteriori criticità sollevate dalla Autorità di Bacino e al parere negativo già espresso dal ministero dei beni Culturali su Corcolle.
Il fatto è che tali criticità, vincoli o divieti che dir si voglia, non sono derogabili nemmeno per i poteri conferiti al prefetto Pecoraro, commissario straordinario per le discariche. E’ un pò come il gioco dell’oca, così adesso si torna alla casella di partenza dove ci sta la voce proroga, ovvero quella temporaneamente, infinita della discarica di Malagrotta. Ma oltre a quello dell’oca c’è anche il gioco del Monopoli dove alla casella Monti dell’Ortaccio si vincono miliardi, in questo caso per il giocatore più esperto che è sempre l’avvocato Cerroni. Sì l’anziano imprenditore che, a suo dire, per decenni ha salvato Roma dalla catastrofe ambientale.
Certo ai Monti ci dovrebbe andare il gassificatore dell’avvocato e in quel buco ci potrebbero essere gettati gli scarti di lavorazione di quell’impianto, ma ad occhio attento i lavori sinora svolti sono di una imponenza tale da giustificare una capienza ben superiore. Il problema è delicato sotto il profilo politico e sociale perché potrebbe determinare una sorta di No Tav permanente delle popolazioni già provate, come ha detto il sindaco Alemanno in numerose occasioni, dalla vicinanza di Malagrotta, alla quale i cittadini hanno pagato un pesante contributo anche in termini di salute. Qualcuno ripropone l’ipotesi di Pian dell’Olmo che non sarebbe sgradita nemmeno alla Provincia entro i confini comunali della capitale, ma intanto i tempi stringono e non a caso il ministro dell’Ambiente Clini ha parlato recentemente di una possibile emergenza rifiuti che costringerebbe a scelte urgenti e straordinarie. Ma la cava di Pian dell’Olmo non è gran che capiente mentre il buco dei Monti, già attrezzato, lo è. La gente e i residenti non sono stupidi e fiutano la trappola. Non a caso il “Popolo delle nebbia” e altri comitati attivi nei municipi XV, XVI e di Fiumicino hanno eretto ieri le tenda della speranza proprio davanti al ministero dell’Ambiente sulla Cristoforo Colombo (vedi pag. 12).
Ora è noto che di fronte all’emergenza ogni speranza viene travolta e se di emergenza non si fosse trattato sin dall’inizio, un commissario straordinario non sarebbe stato nemmeno nominato. La proroga di Malagrotta rappresenta quel pò di ossigeno dovuto al moribondo. D’altra parte senza Corcolle e Quadro Alto che nel progetto iniziale dovevano essere solo siti temporanei (dove la temporaneità dalle nostre parti vuol dire anni e anni) avevano senso solo se nel frattempo si fosse attrezzato Pizzo del Prete a Fiumicino. Ma se salta questo piano a lunga scadenza si ritorna alla casella di partenza, dove ancora una volta c’è scritto avvocato Manlio Cerroni. Certo, al moribondo altro ossigeno si può ancora dare in caso di necessità. Anzi solo lo scorso anno fu lo stesso Cerroni a dichiarare che lui Malagrotta l’avrebbe potuta reggere ancora per anni, ma questo prima degli interventi della magistratura. Intanto la gente, sulla cui pelle si giocano politica ed affari, si agita e si organizza. La “boje”, dicevano gli agitatori sociali alla fine dell’800 nella bassa padana, e questa volta il pentolone del malcontento dei residenti rischia davvero di tracimare.
Giuliano Longo