Che la vicenda dei punti verdi qualità possa esplodere fra le mani di questa amministrazione con grande fragore, lo sta a dimostrare quanto emerso nell’ultima riunione dei concessionari dei Pvq svoltasi giovedì sera e dalla quale proviene una serie di urgenti richieste. Lasciamo perdere i soliti preamboli di rito sulla bontà dell’iniziativa sin dai tempi di Rutelli e la successiva de-generazione per colpa di alcuni malandrini. Così come farebbe bene il centrodestra a non far ricadere tutte le responsabilità sugli avversari che amministra-vano prima. Infatti se è vero che sino al 2009 il Comune aveva già garantito al 95% 180milioni, solo nel 2009 ne furono garantiti altri 220con l’attiva partecipazione alle riunioni preparatori e alla delibera del segretario del sindaco Antonio Lucarelli che di Pvq era esperto essendone stato concessionario sino alla fine degli anni ‘90. Ora salta fuori che forse ne sarebbero stati sufficienti 120 di milioni, che è pure una bella sommetta, ma senza che nessuno abbia ufficialmente fiatato di fronte alla lievitazione di un piatto che si faceva sempre più ricco.
PUNTI VERDE, ALEMANNO FA IL VAGO
Oggi i concessionari sono con l’acqua alla gola, forse tolta qualche lodevole eccezione, perché non riescono a pagare le rate del mutuo mentre, dopo i recenti arresti di funzionari e imprenditori, la BCC ha stretto i cordoni della borsa. Quindi cosa chiedono i concessionari? Intanto di ristabilire la legalità e la trasparenza nelle procedure, il che è un po’ come chiudere la stalla dopo che i proverbiali buoi sono scappati.
Poi vogliono un interlocutore che sostituisca l’architetto Volpe attualmente detenuto e, a quanto pare, ben disposto a vuotare il sacco con gli inquirenti, anche perché l’avvocato preposto dal Comune all’ufficio di scopo per fare chiarezza non è certo autorizzato ad approvare i vari stati avanzamento la-vori (SAL) ai quali corrispondono le erogazioni parziali della banca.
La grande truffa : Esplode lo scandalo dei Punti Verde
concessionari paventano quindi il blocco dei cantieri aperti, ma soprattutto una catena infinita di possibili fallimenti. Eppure ci risulta che Bcc abbia provveduto a saldare alcuni SAL ancora alla fine di febbraio quando già l’indagine della Procura procedeva a passo spedito e nonostante alcuni quotidiani, fra i quali il nostro, avessero portato già alla luce (addirittura all’inizio del 2011) i casi più eclatanti delle aree verdi di Feronia, Perconti e Spinaceto , solo per citare alcuni esempi. Eppure di fronte a un problema di tali dimensione , quando alcuni concessionari avevano smesso di pagare il mutuo da diverso tempo , risulta davvero poco credibile che la banca non avesse avuto sentore dei rischi. Bastava dare una occhiata al quadro delle sofferenze e magari avanzare qualche dubbio al momento di dover rendere disponibili altri 220milioni nel 2009.
Sospetti su altre due aree verdi
Per non parlare dell’affidabilità di alcuni creditori notevolmente agevolati rispetto alle insormontabili difficoltà di accesso al credito che noi, comuni mortali, dobbiamo subire. Oggi le richieste dei concessionari adombrano il rischio che di qui a breve il Comune debba far fronte alla restituzione dei crediti garantiti con fideiussione e avanzano pressanti richieste. Intanto chiedono il ripristino della funzionalità degli uffici comunali che devono dare risposte urgenti ai cantieri aperti, ma soprattutto chiedono l’al-lungamento a 25 anni della durata del mutuo a quanto pare non solo per le situa-zioni in sofferenza, ma per tutti concessionari. Infine l’acquisizione del diritto di superficie sulle aree già occupate o concesse che potrebbe dare una qualche garanzia in più alla Bcc. Chiedere poi che il Comune dia il via libera ai 12 Pvq in fase di progettazione e delocalizzi le 20 aree non più disponibili, magari su spazi di maggior pregio come accaduto negli ultimi anni, sembra davvero poco realistico in questa situazione.
Campidoglio, sui Pvq scoppia la polemica
Ma la spada di Damocle sulla testa dell’amministrazione (minaccia velata in queste urgenti richieste) è proprio che il Comune si debba far carico a breve delle decine di milioni erogati dalla banca ove seguisse una catena infinita di fallimenti. Questo il devastante quadro complessivo che è comunque condizionato dalle indagini in corso che non sembrano più limitarsi ai casi di fatture gonfiate odi lavori inesistenti lautamente pagati, ma mirano probabilmente a scoprire dove e come è andato a finire questo fiume di danaro. E’ evidente che i concessionari mirano a una soluzione “politica” delle loro difficoltà, ma è proprio la politica che potrebbe venir travolta da questo scandalo e in particolare questa amministrazione. Il Campidoglio aveva tutti gli strumenti per prevenire e stroncare il malaffare op-pure limitati i danni di business spesso costruiti su piani economici fragili o comunque non in grado di contemplare la restituzione dei debiti. E se infine si dovesse constatare, come nei compiti del neo costituito ufficio di scopo presso l’assessorato, che dei 400milioni finanziati, in gran parte erogati, buona parte non potrà più essere restituita, ci troveremmo difronte ad un crak unico nella storia delle amministrazioni capitoline.
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