Non dimentico del suo passato di cardiochirurgo a Chicago il senatore Ignazio Marino ha dato ieri il via alla sua campagna elettorale per le primarie da un ospedale, il San Filippo Neri. Marino ha visitato diversi reparti del nosocomio sulla Trionfale, a cominciare dalla cardiochirurgia in odore di chiusura, fermandosi ad ascoltare i cittadini in attesa per le visite, i pazienti ricoverati e il personale medico e infermieristico.
«Cominciamo dai luoghi più importanti per la vita dei cittadini – ha detto Marino entrando al San Filippo – Spesso, inoltre, non viene adeguatamente considerato il ruolo del sindaco come garante della salute delle persone». Accompagnato dal Dg Sommella il candidato sostenuto da Bettini ha visitato anche il pronto soccorso e lì, utilizzando la metafora della sanità, ha illustrato le ragioni della sua partecipazione alla competizione del centrosinistra per individuare il nuovo candidato a sindaco di Roma.
«Cominciamo da qui anche perché lo scorso dicembre, durante un'assemblea alla quale era presente anche Nicola Zingaretti, infermieri e medici presenti invocarono 'sindaco subito», ha raccontato il chirurgo: «Questo è il luogo simbolo di una città che deve recuperare la salute nel senso più ampio – ha aggiunto – penso all'assistenza agli anziani, alle cure fuori dagli ospedali, a un ambiente e a uno stile di vita più salutari ». Poi, promettendo ai dipendenti di fermare la chiusura della cardiochirurgia ha spiegato che «più che interessi inconfessabili, ci sono motivi di stupidità » riferendosi ai tagli senza criterio se non quello del risparmio contabile. Su Roma l'impressione di Marino, che nella città ha studiato ed è cresciuto, è netta: «Vedere questo degrado progressivo della città, nella mia psicologia mi fa dire che serve una cura in fretta».
Sul confronto che si apre con le primarie Marino dice «non dirò mai una parola contro i miei avversari» e poi sottolinea: «Io vorrei parlare solo di cosa si può fare per la città, di come ricostruire un senso di comunità. Una città, ad esempio, che io penso a misura di bambino, perché una città dove i bambini possono muoversi liberamente, dove possano andare a scuola da soli, è una città sicura». Un punto di vista che ha ribadito nel corso della mattinata, offrendo anche un giudizio inequivocabile sull'operato del sindaco uscente: «Se guardiamo ai grafici dell'occupazione in città, oppure se pensiamo che a fronte a di 77mila bambini ci sono 24mila posti negli asili nido, quello di Alemanno lo chiamerei un fallimento».