«A volte ritornano» titolava il Corriere della Sera del 2 novembre dell’anno scorso, tracciando la biografia di Domenico Kappler appena nominato amministratore delegato di Risorse per Roma in sostituzione di Roberto Diacetti che se ne era appena andato all’Atac per sostituire il dimissionato amministratore delegato Carlo Tosti.
Sempre nel valzer delle poltrone che Alemanno dirige da anni con maestria, presidente di Rpr diveniva il sessantunenne Marco Daniele Clarke. Sin qui la cronaca di una società che rischia di sparire con la spending review di Monti sollevando un coro di indignate e solidali proteste dal Pd per la sorte degli oltre 600 dipendenti della società capitolina. «Kappler», spiegava il Corrierone, «era un “colonnello” di AN molto potente, il punto di riferimento della destra storaciana sul litorale romano e verso i Castelli, un uomo che spostava soldi e voti come fossero bruscolini». Ma alla fine dello scorso anno, dopo un periodo nel quale era caduto in disgrazia, riemergeva quale amministratore delegato di Risorse per Roma, la società advisor del Comune per la vendita degli immobili e perennemente sull’orlo del baratro, ma sempre molto prodiga nelle assunzioni.
Se Clarke poteva baciare la mano di Augello che lo aveva beneficato, Kappler avrebbe dovuto sprofondarsi in deferenti inchini nei confronti del gabbiano Fabio Rampelli, oggi affratellato con Giorgia Meloni, che in quel posto ce lo aveva voluto piegando Gianni Alemanno che non gli poteva proprio dire di no. Ma RpR è davvero una miniera di risorse per il sindaco, tanto che Maria Spena ha lasciato quel cda per divenire assessore alla Mobilità dopo il rimpasto di Alemanno prima della campagna elettorale per le regionali.
Ma tutto questo giro di poltrone pare abbia ingolosito anche l’uomo chiave delle assunzioni in azienda. Parliamo di Alfredo Tirrò, perito chimico da Tivoli che in azienda ha fatto una carriera fulminante, sino a divenirne non solo dirigente ma vice presidente del Cda. Merito del suo sponsor il sen Andrea Augello. E poco importa se Alfredo, baciato dalla fortuna, nel giugno dell’anno scorso venisse promosso dirigente con l’incarico di capo del personale e con il modesto emolumento di 90.000 euro più 20.000 come vice presidente e qualche benefit dovuto al suo rango. Così Alfredo fiuta l’aria che tira e teme che l’anno prossimo il vento giri storto anche per lui. Dunque si cautela. In fondo, come dicono di lui in quel di Tivoli, il Tirrò quello che vede vuò, e non si accontenta mai.
Siccome i mandati di Kappler, Clarke e del Tirrò scadono alla fine dell’anno in corso, secondo voci ricorrenti, non disdegnerebbe, ovviamente con l’aiuto di Augello, anche un un posticino nel cda della Mulitiservizi (partecipata Ama) attualmente amministrata da Panzironi. In conclusione, non sappiamo se concordare o meno sul fatto che “a volte ritornano” , ma sul fatto che tutti si stiano sistemando per il futuro non abbiamo dubbi.
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