Dossier Alemanno, urbanistica ko in 5 anni

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«L’urbanistica non è mai caduta così in basso a Roma». Così prosegue il documento di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani presentato due giorni fa alla stampa e del quale abbiamo già ieri riportato alcuni stralci.

Ricorderanno i lettori le “64 delibere” presentate a fine mandato che riguardano 20 milioni di metri cubi di cemento. Ma Roma non ha bisogno di altro cemento. Basta fare un confronto con i dati storici del censimento per rendersene conto. Nel 1981 gli abitanti di Roma erano 2.839.000 progressivamente in calo sino ai 2.612.000 del 2011. Un saldo negativo dovuto anche allo spostamento di residenti in provincia. Dal 2003 al 2007 si sono costruiti quasi 52mila alloggi, 10mila ogni anno. Un incremento percentualmente doppio di quello di Milano.

«Questo ritmo ha avuto effetti devastanti sul mercato immobiliare alimentando l’aumento dei prezzi, mentre ad oggi gli sfratti eseguiti sono cresciuti dell'8% alll'80 % per morosità» – si legge nel documento. Il fatto è che Alemanno ama ostentare il concetto di “moneta urbanistica” per sottolineare la funzione di stimolo alla crescita economica affidato all’edilizia. Eppure a Roma ci sono qualcosa come circa 250mila case sfitte, mentre il 50% di quelle costruite rimane oggi invenduto. Il fatto curioso è che il cosiddetto piano di housing sociale di Alemanno prevede un consumo di 2.380 ettari di suolo agricolo. In totale circa 23 milioni di nuove cubature, pari a 66.198 nuovi appartamenti e a un’utenza di circa 200mila nuovi abitanti. «Dove li trova Gianni Alemanno 200mila nuovi abitanti?».

L’impatto delle famose 64 delibere riguarda, da nord a sud, l’ex Velodromo dell’Eur, la Romanina, i dell’Atac e il comprensorio Casilino. «Periferie storiche, nuovi insediamenti: cemento distribuito a macchia di leopardo che di fatto sconnette dal punto di vista socio urbanistico quel poco di “connesso” che già c'è – continua il documento. Poi ci sono gli “ambiti di riserva” aggiungono un 27% in più di edificabile al piano regolatore approvato nel 2008. Un campo e mezzo di calcio al giorno. A questo scempio si aggiunge la “moneta urbanistica” che da Pietralata, Monti Tiburtini, Santa Maria del Soccorso, Rebibbia, Torraccia, concede aree pubbliche ai privati per realizzare il prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero, per un milione e 135mila metri cubi».

Questo il quadro generale che il documento di Rifondazione e dei Comunisti Italiani delinea corredato da particolari valutazioni sui grandi progetti quali la Centralità Romanina, Acquafredda, Ex Velodromo (Eur), per arrivare sino alle Rimesse Atac ed ai progetti sui mercati rionali. Ma c’è di più perché non essendo decollate le diciotto cosiddette “centralità” (mini-città ideate per alleggerire il centro storico spostando in periferia servizi, commerci e residenze), la giunta ha presentato nel 2011 una memoria che “densifica” il tessuto urbano. Come? Alzando l’indice di edificabilità, da 0,23 a 0.60. Il che significa una “iniezione” di superficie edificabile aggiuntiva di quasi due milioni di metri quadrati solo su la metà delle centralità. L'Housing sociale merita un capitolo a parte del documento. Quando si insedia Alemanno delinea una serie di progetti per lo sviluppo della capitale tra i quali spicca la riqualificazione urbana e un nuovo piano casa. Gli interventi che intende realizzare sono il cosiddetto housing sociale e il progetto “Masterplan Tor Bella Monaca”.

«Normalmente funziona così: il Comune concede il visto a costruire all'edilizia privata (con cambio di destinazione d'uso del suolo) con l'accordo che una piccola percentuale delle abitazioni venga lasciata al fine di destinarla ad housing sociale» ovvero a fitti o prezzi calmierati. Di fatto non è una risposta all’emergenza abitativa delle fasce sociali molto deboli – continua il documento. Infatti in Campidoglio giacciono 42mila domande per un alloggio popolare. Presso gli ufficiali giudiziari, invece, ci sono quasi 10mila ordinanze di sfratto e da tre anni a Roma non è possibile presentare domanda per una casa comunale. Il CRESME stima in 52.800 abitazioni la domanda di edilizia residenziale nella Capitale, il Comune elabora un piano che prevede di edificare 25.700 abitazioni (delle quali 6.000 per housing sociale) entro il 2016. Per farlo approva 10 delibere in virtù delle quali si renderanno edificabili 2.380ettari di suolo agricolo per un totale di 23 milioni di nuove cubature sul territorio nell'Agro Romano patrimonio di verde che negli anni si era sempre riusciti a preservare». Conclusione: il “piano casa” di Alemanno, oltre ad essere un grande bluff appare una spregiudicata operazione di propaganda elettorale.

gl (segue)

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