Il primo a puntare il dito su quel porto delle nebbie che sarebbe il bilancio del Comune di Roma era stato il candidato civico ed imprenditore Alfio Marchini che nel corso della trasmissione Piazza Pulita su La 7 aveva suscitato il nervosismo di Gianni Alemanno che lo aveva invitato a guardarsi i dati sul sito del Comune. Ma il sindaco non ha apprezzato nemmeno i rilievi e la campagna insistente del candidato 5Stelle Marcello De Vito che aveva tirato fuori la valutazione della nota società di rating, la Fitch, che aveva stimato il debito capitolino in 200 milioni, abbassando di conseguenza il punteggio di affidabilità per Roma. Ieri il sindaco nel corso di un confronto fra i candidati al Corriere TV ha detto: «Noi consegniamo a Roma un bilancio perfetto dal punto di vista dell'equilibrio e della gestione del credito, a differenza di quanto era accaduto in passato».
Anzi, replicando al candidato del Pd Ignazio Marino ha annunciato di voler mettere tutti i conti del Comune on-line se sarà eletto sindaco e ha ribadito che i bilanci sono già on-line, chiunque li può vedere. Poi rivolgendosi ancora a Marino ha aggiunto: «Se ci perdi un po’ di tempo li trovi e li vedi» offrendogli sprezzantemente il proprio aiuto per comprenderli. Quello che sfugge è perché mai se i dati sono già online il sindaco ce li debba rimettere una volta eletto. Forse ci aiuta a capirne di più l’imprenditore Alfio Marchini che due righe di conto deve essersele fatte. «I debiti sono quelli che ha detto De Vito – argomenta il candidato civico – ma il delta della spesa corrente non è di 200 milioni, ma è di più». Spiegando poi che i 200 milioni messi in una memoria di Giunta «non tengono conto dei 116 milioni che sono stati messi come recupero teorico degli estimi catastali, ma che ancora si devono incassare.»
Poi ci sono le municipalizzate e ad esempio il solo spostamento dei rifiuti fuori sede che costa 100 di milioni di euro, quindi per Marchini «non si ha equilibrio di bilancio nella parte corrente». Sullo sfondo delle finanze capitoline incombe tuttavia il debito pregresso di circa 12 miliardi accumulato dalle successive gestioni e oggi commissariato. Qui è intervenuto ieri anche l’assessore al Bilancio Carmine Lamanda che dopo aver fatto fuoco e fiamme contro un quotidiano che non pubblica le sue precisazioni, ricorda che il declassamento di Fitch è lo stesso dello Stato italiano.
«Limite quest’ ultimo che i rating emessi sugli Enti locali non possono superare». «Certo – aggiunge – all’interno del rapporto c’è la previsione di un possibile onere di 200 MLN per effetto delle manovre dello Stato. Ad oggi non è possibile stimare gli effetti della manovra dello Stato poiché non si conoscono i termini dell’ impatto dell’IMU, della Tares, in definitiva della manovra complessiva». Per quanto riguarda il debito (pregresso) esso deriva da obblighi assunti dalla precedente Amministrazione «in parte per finanziamento della metropolitana e parte per altri oneri non trasferibili alla gestione commissariale. La quasi totalità di queste linee di credito – conclude Lamanda – quindi, non attiene alla attuale Amministrazione ma ad obblighi cogenti e non contestabili assunti da alti». Una considerazione obiettiva che non scarica sulle passate Amministrazioni ogni responsabilità come ama fare Alemanno.
Eppure qualcuno come il vicepresidente della commissione Bilancio del Pd Ferrari sostiene che con la gestione Alemanno avrebbe accumulato ulteriore debito. Vacci a capire. Certo è che la cagnara sulla abolizione dell’Imu fa tanta propaganda ma non nasconde lo stato disastroso delle finanze capitoline che i 5 anni di governo alemanni ano non hanno certo migliorato.
Giuliano Longo