«Se non ci sarà il confronto allora sarà il conflitto». Lo ha detto ieri senza tanti giri di parole il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Claudio Di Berardino nel corso della conferenza stampa convocata per chiarire l'opposizione del sindacato ad ogni ipotesi di Holding per le municipalizzate avanzata dal sindaco Ignazio Marino.
Una iniziativa che rappresenta «l'anticamera» di liberalizzazioni e privatizzazioni non necessarie se le aziende verranno risanate. D'altra parte il discorso della Holding era già stato avviato da Alemanno e sostenuto dal suo assessore al Bilancio Lamanda, ma fu contestato non solo dal sindacato ma da tutto lo schieramento della sinistra allora all'opposizione. Solo che con il cambio della guardia al Campidoglio le speranze che il sindacato aveva riposto in questo cambiamento stanno determinando una palese delusione.
«Questa volta – aggiunge Di Berardino – se il Comune non aprirà al confronto e alla concertazione non ci limiteremo più ai comunicati e alle dichiarazioni, ma procederemo alla mobilitazione dei lavoratori di Acea, Ama e Atac». Oltre al segretario generale non hanno lesinato critiche al sindaco alcuni dirigenti di Filtem, Filt e Funzione Pubblica Cgil. Il sindacato infatti nelle parole e nelle interviste, soprattutto dell'assessore Improta, vede una strategia ben diversa dalle promesse della campagna elettorale: una volontà nemmeno tanto scoperta di avviarsi verso le liberalizzazioni.
Per questo la Cgil ritiene che la costituzione della holding sia tutto sommato irrilevante a fronte dei contratti di servzio non ancora sottoscritti di Atac e di Ama fermi da otto anni. «Contratti trasparenti che almeno consentirebbero di capire quanto quei servizi costano effettivamente al Comune». Inoltre prima di parlare di holding il sindacato vuol vedere le carte, ovvero i piani industriali delle singole aziende Acea compresa.
Su queste scelte, ha detto il segretario della Funzione Pubblica Natale di Cola, si gioca il futuro di 25.000 dipendenti senza contare le migliaia di posti di lavoro dell'indotto e degli appalti. «Ci attendevamo da Marino qualcosa di più in termini di concertazione con il sindacato» ha detto Alessandro Capitani della Filt – trasporti. «Dov'è finito l'amministratore unico promesso, mentre il cda Atac viene rinnovato con 5 membri? Dove è andata a finire quell'agenzia unica per il trasporto pubblico che abbiamo già proposto alla Regione? Se nel 2019 si aprirà il mercato – ha proseguito – vogliamo arrivarci con aziende risanate e trasparenti» e con Atac e Cotral sotto un unico gestore per servire un pendolarismo regionale verso Roma che rappresenta l'80% del traffico.
Per Sorrentino della Filtem, Acea «rappresentava ancora otto anni fa un gioiello, oggi ci troviamo con una società svalutata in borsa e con un rating abbassato ai minimi. Certamente la recessione pesa ma pesa anche la latitanza di un piano industriale che il sindacato rivendica da anni ed il concentrarsi dei vertici sugli aspetti finanziari, come testimonia la nomina frettolosa dell'ultimo amministratore delegato». Intanto l'azienda si impoverisce svendendo il proprio fotovoltaico alle banche e «facendo cassa con la bollettazione presuntiva che tante proteste ha creato. Per di più con un sistema informatico, costato 40 milioni che non funziona». E pensare che «questa azienda non molti anni fa ha fruttato al Campidoglio 500 milioni».
Anche l'Ama ha toccato il fondo con vertici completamente screditati quando non inquisiti, accusa la Cgil. Senza investimenti per nuovi impianti di trattamento ed il pieno utilizzo di quelli esistenti ben difficilmente si raggiungerà in due anni il 65% di raccolta differenziata promesso da Marino. Non c'è più tempo da perdere soprattutto nelle periferie, occorre risanare l'azienda, renderla efficiente e rivedere appalti e subappalti. I dirigenti della Cgil sono consapevoli ad esempio che la Cisl ha 'aperto' alla ipotesi della holding, ma non rinuceranno all'azione unitaria.
Di Berardino ha ricordato che la Cgil ha presentato in questi anni proposte di piani industriali per le tre municipalizzate che nemmeno sono stati presi in considerazione. E' ora che Marino e la sua giunta ripeschino quelle carte e comincino a discutere. Poi troveranno la massima disponibilità del sindacato per soluzioni anche difficile «ma non accetteremo più di far pagare ai lavoratori, soprattutto a quelli di 'prima linea', i costi di ristrutturazioni non condivise».