Strutture che lavorano ad altissimo livello, fanno un gran numero di interventi e altre quasi “dormienti”. Una mappa a macchia di leopardo che fa della sanità del Lazio un territorio di eccellenze e mediocrità, ospedali efficienti e altri che producono sprechi significativi rispetto agli strumenti in dotazione. Conoscere i dati sugli esiti degli interventi nelle strutture sanitarie del Lazio per valutare il livello di efficienza delle realtà ospedaliere è da oggi possibile online grazie al progetto “Pre.va.le”, il programma regionale di valutazione degli esiti degli interventi sanitari del Lazio, presentato ieri in Regione nel corso del convegno “Il Lazio cambia, insieme per una buona sanità più efficiente e più vicina alle persone”.
Il Lazio si dota così di un sistema web di consultazione basato sui dati nazionali di valutazione di esito – nato in seguito alla “spending review” e gestito dall’Agenas per conto del ministero della Salute – elaborati dal dipartimento di Epidemiologia della Asl RmE diretto da Carlo Perucci: basterà collegarsi e registrarsi al sito www.epidemiologia.lazio.it/prevale13.
Secondo alcuni dati diffusi ieri nel Lazio, nel 2012 per esempio, solo un quarto delle fratture al femore negli anziani sono stati operati entro le 48 ore dall’accesso in ospedale, con una proporzione che varia da meno del 5% (ospedali di Tarquinia, Frosinone, Rieti e Tivoli) a oltre il 50% (Latina, Policlinico Gemelli, al Cto ecc) fino al Sant’Eugenio, in cui il tasso di risposta entro le 48 ore raggiunge quasi l’80% dei fratturati. Nel Lazio, la proporzione di interventi chirurgici per frattura di femore entro 48 ore è passata dal 10% del 2008 al 24% del 2012. Un altro tra i principali indicatori utilizzati è la mortalità a 30 giorni dopo intervento chirurgico di bypass aortocoronarico, molto valido per la valutazione delle qualità di questo intervento di cardiochirurgia. Per il periodo 2011-2012, a fronte di una mortalità media del 2.6%, sovrapponibile con il valore nazionale, il San Camillo si conferma come l’ospedale con la più bassa mortalità, 0.3% e il San Filippo Neri quello con la più alta mortalità, 4.7%.
Una tale mole di dati non serve ad aumentare il controllo come ha sintetizzato il presidente Zingaretti nel suo intervento: «Noi non vogliamo stilare la pagella dei buoni e dei cattivi, dei bravi e dei non bravi, ma partire finalmente da dei dati oggettivi di quella che è oggi l’offerta della sanità nel Lazio per uscire dal tunnel». Che per Zingaretti «vuol dire non rinunciare al sogno di dare a questa regione una sanità più giusta, equa e che riconosca l’universalità dei diritti alle prestazioni come un diritto costituzionale». E quindi «non potevamo non partire dai dati oggettivi per dar vita alla novità della rivoluzione della trasparenza». Sta in questo dunque l’inizio della nuova sanità del Lazio: «Ora potremo usare i dati per valutare chi gestirà la sanità in questa Regione, visto che finora il problema era che questi esiti non erano mai stati presenti alla base delle valutazioni dei direttori o di chi gestisce la sanità» ha concluso Zingaretti. Al convegno, era presente il presidente della Commissione Sanità Rodolfo Lena che ha assicurato che i dati «non finiranno in un cassetto».
A centrare su un piano più tecnico i punti deboli del Lazio è stato il presidente dell’Agenas Giovanni Bissoni: «Quella del Lazio è una situazione a macchia di leopardo: non tra le più brillanti del Paese, ma con la differenza che il Lazio è una delle Regioni che ha le più alte dotazioni di risorse per il sistema sanitario. La falla nella sanità del Lazio è il cattivo uso nell’organizzazione e nell’utilizzo delle risorse». Dello stesso parere il ministro Lorenzin che ha sottolineato la necessità di un cambio di passo a livello Paese: «Il nostro sistema sanitario ha livelli altissimi dal punto di vista della preparazione dei medici, degli infermieri, dei tecnici di laboratorio. Sono operatori di primissima qualità, e abbiamo anche delle innovazioni tecnologiche molto avanzate. Il problema vero è la governance, la gestione».
F.U.