Tirano un sospiro di sollievo le associazioni di cittadini, i comitati e i difensori del patrimonio storico-artistico della capitale dopo l’approvazione lunedì in giunta di una memoria che impegna il Campidoglio a sospendere la procedura che, nel 2011 in piena “era Alemanno”, affidava ai privati la gestione di un monumento significativo come il Teatro di Marcello. Ieri è stato proprio il vicesindaco Nieri a scrivere al laboratorio “Carteinregola” per ricordare, citando il testo del provvedimento, che con l’approvazione della memoria di giunta «si dà mandato alla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di porre in essere i necessari atti al fine di sospendere la procedura di aggiudicazione della concessione afferente la gestione dei servizi culturali, strumentali, aggiuntivi relativi all'Area monumentale del teatro Marcello – Portico d'Ottavia, oggetto delle perplessità e delle contestazioni, da parte di associazioni e cittadini, tra cui Italia Nostra e Cittadinanzattiva».
Il tutto con l’obiettivo di «consentire di svolgere una approfondita valutazione sulla perdurante convenienza e opportunità della procedura in oggetto alla luce delle mutate condizioni economiche e delle ulteriori analisi condotte sugli atti di gara». Nel pomeriggio l’assessore alla cultura Flavia Barca ha poi dato la notizia, facendo sapere che «il mandato per svolgere le ulteriori valutazioni, della durata di 120 giorni, è affidato alla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali dove ieri pomeriggio è arrivata la determina che provvede alla sospensione».
La risposta positiva della giunta Marino arriva dopo lunghi giorni di battaglia alla vigilia della scadenza del bando (fissata per oggi), un appello firmato da Italia Nostra, e una lettera di Cittadinanzattiva Lazio. Nel primo l’associazione ambientalista chiedeva «che venga fermato il bando di svendita ai privati di una delle più importanti aree archeologiche del centro storico» e ricordava come «nel bando non risultano garanzie di verifica e monitoraggio della gestione nonostante l'area sia vasta e complessa e i monumenti all'interno diversi per tipologia. Il bando prevede addirittura la possibilità di subappalti».
E in effetti il rischio denunciato da più parti era quello, come spiegato dal “Fatto quotidiano” di “un inedito intreccio tra project financing” – dato che “il concessionario dovrà finanziare i lavori di restauro”- e “concessione dei servizi integrati: a tutto svantaggio del Comune e a tutto vantaggio dei privati" con una "prima, incredibile, anomalia" nel fatto "che la concessione non durerebbe quattro anni rinnovabili (come quasi sempre), ma ben venti: un’alienazione, più che una concessione. Sul fronte dei finanziamenti poi il bando mostrava la sproporzione tra i fondi investiti dal concessionario, 2 milioni, e quelli che avrebbe potuto ottenere in 20 anni, 16 milioni.
C’è stata poi anche la lettera scritta da Cittadinanzattiva, l’associazione che da sempre si batte per la partecipazione dei cittadini e la difesa dei consumatori. Il segretario regionale Roberto Crea, rivolgendosi al sindaco Marino e alla assessora alla Cultura Flavia Barca ha rimarcato i rilievi di Italia Nostra: «Non si capisce perchè un bene così prezioso non possa essere gestito eventualmente anche con profitto dall’Amministrazione Comunale stessa in collaborazione con gli enti di tutela preposti» e ha chiesto che sia mantenuto «al centro dell’interesse pubblico aree archeologiche di grande impatto e di grande valore».
In attesa di una decisione definitiva, ora è certo che le mani dei privati non aggrediranno un bene di tutta la cittadinanza.
Cq