Acea, una holding dai mille volti

Le polemiche di Ignazio Marino non giovano al titolo azionario della società

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Acea è molto di più di quello che può apparire ai cittadini romani abituati a bere l’acqua più buona d’Italia (ne ha dato l’esempio lo stesso sindaco Ignazio Marino) o la società che rifila bollette da fine del mondo oppure quella dell’improbabile call center. Acea, come noto, ma spesso ignorato, è una Holding di più società (vedi tabella in pagina) che nel settore dell’acqua opera anche in America Latina e che con quote più o meno rilevanti lavora in Toscana e Umbria. Inoltre mentre nel settore della produzione e distribuzione dell’energia elettrica è assodata la sua posizione di gestore unico a Roma la società guarda anche allo smaltimento dei rifiuti con Acea Risorse e Impianti per l’Ambiente (ARIA) gestisce le tre centrali di termovalorizzazione di Terni, l’impianto di produzione di Cdr di Paliano e l’impianto di termovalorizzazione di San Vittore del Lazio. In un contesto così complesso quello che determina il potere reale nella società è la governante dell’azienda e delle consociate sulle quali pare che l’amministratore delegato Paolo Gallo abbia operato con molta solerzia in questi sei mesi dalla sua nomina. Ora, se la lettera inviata dal sindaco Ignazio Marino, azionista al 51% della società, manifesta una certa insoddisfazione per la gestione eccessivamente privatistica della società e per altre magagne ( ma non ha parlato della illuminazione nelle nostre periferie) cominciano ad affiorare diffuse  reazioni.  Occhio, dice qualcuno, che troppe chiacchiere potrebbero nuocere alla quotazione del titolo e alla credibilità della società sul mercato. Eh si, perché nonostante il Comune sia socio di maggioranza, Marino non solo deve fare i conti con gli altri due soci privati Caltagirone e Gas de France che si stanno avvicinando al controllo del 30% delle quote, ma deve pur considerare che Acea è una società quotata che deve agire “privatisticamente”, soprattutto per garantire al socio di maggioranza Comune quella quota di utili annui di cui non può fare assolutamente meno. Non solo, ma nel lungo periodo, per fare cassa, potrebbe riaffacciarsi l’ipotesi che avanzò lo scorso anno Alemanno, stroncata sul nascere dalla mobilitante opposizione del Pd, della cessione di altre quote ai privati una volta garantita “l’acqua pubblica” come hanno stabilito i referendum di due anni fa. Che le cose stiano così  se ne devono essere accorti anche nel Pd tolte le solite voci dei neofiti corrive alle posizioni del sindaco. Tant’è vero che il  capogruppo Francesco D’Ausilio solo ieri richiamava tutti ad una certa cautela. Altra faccenda è “osare” la sostituzione del pluri-presidente Cremonesi (Acea e Camera di Commercio) che pur non disponendo di deleghe operative è pur sempre il simbolo di quel passato dal quale Marino si vuole distinguere. La partita si può quindi giocare su alcune nomine ai vertici, ma la realtà societaria voluta da Veltroni 13 anni fa, rimane sempre il perno del futuro di Acea. E non saranno certo i soci privati a rimaner sconvolti da un confuso vociare ideologico.

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