Dopo una riunione flash della giunta capitolina il sindaco Ignazio Marino ha convocato ieri per le 20,30 una conferenza stampa che poteremmo definire lampo, per restare in tema di efficiente rapidità. Un’orario inconsueto per gli addetti ai lavori che lasciava presumere dichiarazioni shock, ma giustificata dalla fretta di annunciare la nomina del nuovo comandante dei vigili.Eh si, perché la vicenda del colonnello dei Carabinieri Oreste Lipotace appena nominato e subito decaduto per mancanza dei requisiti necessari, al sindaco bruciava e pure molto. Eccolo allora annunciare a tambur battente la nomina del sostituto, questa volta nella persona di Raffaele Clemente, a lungo dirigente della sala operativa della Questura che avrà un contratto di tre anni con uno stipendio lordo di 146.510 euro. Il sindaco non si è limitato all’annuncio della nomina di un altro ‘esterno’ al corpo, ma ha respinto tutte le accuse di superficialità con le quali la stampa lo aveva seppellito in questi giorni.Senza risparmiare toni di sfida verso la categoria dei pizzardoni : «Ci vuole volontà politica – ha detto- per far digerire il cambiamento anche alle categorie che tentano di bloccarlo.» Poi ha rimesso la palla al centro abbozzando una sorta di autocritica ammettendo l’errore «anche se non nel metodo ma nella procedura.» Il distinguo piuttosto bizantino gli serviva comunque a giustificare il suo capo di gabinetto Fucito subissato dalle critiche e, sottotraccia, Liborio Iudicello, segretario generale da poco confermato.ri.»Infine ha ribadito che l’intoccabile “potestà” del sindaco che risponde in prima persona degli errori: Proprio come un generale oggi impegnato nella sfida «ai poteri forti della città, come costruttori, imprenditori o editori, che hanno interessi precisi che non sono quelli dei romani. Le critiche che arrivano da questi poteri per me sono una medaglia. I romani non mi hanno eletto per ripetere vecchi riti.» Insomma, siamo alla guerra e Marino mette l’elmetto per spazzare « i vecchi metodi del passato, in cui i candidati che ricoprivano una carica amministrativa erano noti perché appartenevano a filiere precise, erano scelte pilotate, scontate, basate sulla fedeltà e la lealtà ai capi di turno.»Un sindaco fuori dalle logiche dei partiti, Pd compreso che l’ha portato per due volte al senato e fatto eleggere a sindaco, che conduce una battaglia dai nobili intenti senza tuttavia indicare i nemici per nome e cognome. Peggio, senza indicare su quali questioni ed obbiettivi precisi e con quali artiglierie programmatiche. Oggi il quotidiano del Pd Europa chiede tempo per il sindaco ed i suoi oggi inchiodati sulla trincea di un bilancio da bancarotta. Ragione di più per sotterrare l’ascia di guerra e cominciare a deliberare.
Ignazio Marino va alla guerra contro i poteri forti
Il sindaco di Roma difende le sue scelte e si lancia contro i "vecchi metodi" della politica. Ma non fa i nomi dei "nemici"