Il Campidoglio ha bisogno di 326 manager contro i 230 dirigenti attualmente impiegati. Che il Comune con un buco di 816 milioni di bilancio, possa allargarsi per assunzioni a gogo è da escludersi. Inoltre la nuova legge nazionale sull’assunzione di manager esterni consente al Comune di assumere fino ad un massimo di 33 dirigenti a contratto.
Una cifra adeguata per una macchina amministrativa che include 24mila dipendenti, tra funzionari, tecnici, vigili ed educatori. Un bacino elettorale di tutto rispetto. Le nuove assunzioni prefigurano un rapporto di circa 80 dipendenti ogni dirigente che applicato alle aziende private più serie farebbe ridere i polli per la sua esagerazione. I 260 dirigenti costituiscono la cosiddetta macro struttura in scadenza a fine ottobre, ma il sindaco Marino si è già garantito la possibilità di assumere dirigenti esterni riducendone il numero dal 12 al 10% del totale di quelli interni.
Invece ha alzato dal 2 al 5% il limite per i dirigenti di staff che non possono essere utilizzati per gli incarichi della macrostruttura in quanto di nomina politica con contratti a termine. Va aggiunto che lo staff conta ad oggi 76 dirigenti con un costo di 4,5 milioni di euro, mentre già si vocifera di altre assunzioni. Ma come dovrebbero essere assunti in organico i nuovi 33 dirigenti fissi? I sindacati propongono di scorrere subito le graduatorie dei concorsi già effettuati affidando alcuni incarichi anche a chi non è dirigente, ma funzionario «di alta specializzazione».
Comunque vada a finire anche solo 33 nuovi dirigenti in settori decisivi della macchina comunale alimentano inesausti appetiti politici. Occorre allora vedere se il sindaco resisterà alle pressioni più o meno sotterrane in nome della trasparenza delle procedure di assunzione, evitando trappole quale quella dell’assunzione del capo dei vigili senza requisiti eppure quella del capo di gabinetto del vice sindaco sprovvisto laurea. Ma forse per gli elettori, ormai convinti che le assunzioni siano sempre pilotate da ‘chi può’, ci vorrebbe un segnale più forte come quello del sindaco Pisapia di Milano (spesso citato ma raramente imitato da Marino) che nel giugno 2011 deliberò il taglio del 15% agli stipendi dei dirigenti all’ombra della Modonnina. Propaganda? Forse, ma lui l’ha fatto.