Il sindaco Marino è davvero una sagoma. Pur nelle evidenti difficoltà di bilancio (colpa di 20 anni di amministrazione spensierata) riesce a fare lo spiritoso. Come poche ore fa durante la trasmissione radiofonica “SuperMax” su Radio 2, quando, difendendo la “precipitosa” pedonalizzazione dei Fori, risponde «è stata una decisione “precipitosa” perché la legge per realizzare il Parco dell’Appia Antica è stata scritta solo nel 1887, e quindi io precipitosamente, dopo 126 anni, ho preso questa decisione».
Poi non manca di citare l’apertura della splendida via Alessandrina che fu demolita da Mussolini nel 1931. Il fatto è che lui, a differenza dei suoi predecessori mollemente adagiati sugli allori, comincia a “tirar la lima” dalle 7.30 del mattino come testimonia il suo antelucano incontro con l’assessore all’Ambiente, Estella Marino per discutere sul ciclo dei rifiuti. Non sorprende quindi che qualcuno giuri di aver intravisto la luce accesa nel suo studio sino alle prime luci dell’alba. Si sappia inoltre che Marino compromessi non ne fa con nessuno “frangar non flectar”, sulle orme dei grandi padri della Roma Repubblicana.
Tuttavia ammette di aver assunto (solo) 75 persone (più gli altri 16 dirigenti che dovranno essere assunti fissi per la macrostruttura) «perché Roma è un’azienda che ha 60mila dipendenti mentre la Fiat in Italia ne ha 20mila», paragone incongruo per le tute blu che la lima la tirano davvero. Infine minimizza, perché queste assunzioni riguardano 5 persone di fiducia per ciascuno dei 12 assessori e del sindaco.
Mentre invece non va riposta molta fiducia nei circa 22.000 dipendenti fra dirigenti, quadri, impiegati e uscieri del Comune, senza contare Atac, Ama, Risorse per Roma, Zetema ecc. rimpinguate dalle periodiche parentopoli. Di questa irrilevante incongruenza debbono essersene accorti anche i sindacati che minacciano la mobilitazione collettiva contro il Comune. Motivo della protesta «il tradimento di Marino delle sue promesse sul personale fatte in campagna elettorale.
Aveva promesso una netta frenata alle consulenze esterne a favore della valorizzazione degli interni – spiega un sindacalista prima dell’assemblea dei dipendenti». Invece «da un lato si istituisce un ufficio temporaneo di scopo per la verifica dei contratti degli interni, dall’altro assistiamo a spese folli nelle aziende controllate, assunzioni senza meritocrazia e spreco di denaro pubblico». Ma si sa, i sindacati difendono posizioni acquisite, lui invece guarda ai decenni futuri quando a criticarlo resteranno sì e no in 6 irriducibili. Ipse dixit.