Biglietti falsi, Atac in rosso anche per l’evasione dei “portoghesi”

L'assessore capitolino Guido Improta ha presentato oggi la sua relazione all'Assemblea capitolina

0
321

L’assessore capitolino Guido Improta ha presentato oggi la sua relazione all’Assemblea capitolina straordinaria sulla vicenda Atac, dopo lo scandalo sollevato da numerosi organi di stampa sui biglietti falsi. L’assessore ha assicurato che dalle verifiche effettuate per gli anni 2012 e 2013 non è mai risultato un titolo di viaggio, abbonamento emesso o ricaricato da un punto vendita ignoto al sistema.

Ovvero per quegli anni non è stata riscontrata alcuna anomalia di rilievo nella bigliettazione se non nello 0,1 e 0,2 dei casi. Tuttavia l’Atac è al lavoro per blindare anche presso i fornitori le logiche di numerazione dei titoli (black box) e favorire il passaggio dal titolo magnetico a quello elettronico, dotato di chip e dunque più sicuro. Ma Improta ha anche confermato che il tasso di evasione risulterebbe compreso tra il 16 e il 20% che sale al 35-40% come campione sui controlli sino ad oggi effettuati.

Il tema del contrasto all’evasione tariffari sarà uno dei punti cruciali nella stesura del piano industriale 2014-2019 e alcune iniziative saranno visibili a partire già dalla settimana prossima essendo state raggiunte le  intese con i sindacati sulle modalità di impiego dei controllori che saliranno sui bus ai semafori e non più alle fermate, per evitare “anomali” flussi di discesa dai mezzi. Venendo al bilancio Atac Improta prevede al 31 dicembre un deficit di 200 milioni di euro cui si aggiungono, al 31 luglio, debiti con le banche per 300 milioni, 440 milioni nei confronti dei fornitori oltre ai 470 congelati nella gestione commissariale.

Sul fronte dei ricavi, alla stessa data si registrano 600 milioni di cui 190 per titoli di viaggio e gestione parcheggi, 262 del contratto di servizio di Roma Capitale e 55 di ricavi dal contratto di servizio della Regione Lazio per le ferrovie concesse. I costi al 30 luglio ammontano a 700 milioni di cui 330 per spese di personale. La fusione tra Atac, Trambus e Metro, voluta da Alemanno, non ha quindi prodotto risultati, ma anzi ha peggiorato la produttività dell’azienda. Una situazione di grave difficoltà che comporterà tagli e ridimensionamenti questa volta senza concessioni alla trasversalità degli interessi.

È SUCCESSO OGGI...