È arrivato nella serata di ieri l’atteso accordo siglato da Atac con le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Fna che si pone l’obiettivo di rilanciare l’azienda restituendo efficienza ed efficacia alla gestione.
Per migliorare la qualità del servizio, sarà rivista l’organizzazione del personale e verranno impiegati nuovi sistemi tecnologici. Fra le attività previste anche un attento monitoraggio e revisione dei settori aziendali, in particolare degli uffici, per promuovere nuove riallocazioni di risorse. Il personale, opportunamente riqualificato, sarà così destinato ad attività operative a cominciare da quelle del controllo dei biglietti.
Tra i punti rilevanti dell’intesa ci sono la riduzione del numero complessivo dei dirigenti e la revisione dei livelli retributivi. L’azienda provvederà inoltre a eliminare i cosiddetti “superminimi” e ad assumere a tempo determinato degli autisti. Il confronto fra Atac le organizzazioni sindacali proseguirà nei prossimi giorni per trattare e definire interventi negli altri settori operativi.
Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Roma Ignazio Marino, per il quale “La decisione di Atac, condivisa con le organizzazioni sindacali, di procedere a una riorganizzazione complessiva dell’azienda dei trasporti della Capitale che comprenda anche una riduzione degli stipendi e del numero dei dirigenti, è una buona notizia per tutti i romani. Si tratta di una iniziativa che va nella direzione indicata dalla Giunta e che risponde a quei criteri di efficienza e di razionalizzazione della spesa che guidano il lavoro di questa amministrazione. Esprimo dunque sincero apprezzamento per questa decisione che, mi auguro, sia l’avvio di una nuova stagione per la città e per il trasporto pubblico romano”.
“Ora – ha concluso il sindaco – guardiamo con fiducia al tavolo sul trasporto pubblico locale che si terrà martedì prossimo presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in occasione del quale mi auguro che siano riconosciuti a Roma Capitale gli stessi diritti che godono le regioni nell’accesso diretto al Fondo nazionale di settore”.
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