Nuovi vertici Ama, trapianti e lottizzazioni

Il sindaco Ignazio Marino guarda a un nuovo innesto da Torino. Ma c'è da fare i conti con i partiti di maggioranza

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Diciamolo con chiarezza, le gestione di Gianni Alemanno con le sue nomine politiche e lottizzate ai vertici delle municipalizzate, la pochezza dei nominati da Bertucci Atac a Panzironi Ama, più intenti ad accumular prebende che a governare o innovare, rendono oggi difficile trovare tecnici competenti che mettano mano a questi baracconi  oggi sull’orlo del fallimento. Così Marino ed il suo cerchio magico di consiglieri e pochi assessori tentano ‘trapianti’ esterni nella speranza di rivitalizzare le municipalizzate agonizzanti.

In Atac è già avvenuto con il nuovo amministratore delegato Broggi e numerosi dirigenti ripescati dall’epoca di Basile cui ‘sussurrava’ il faccendiere Bisignani, oggi tocca ad Ama. Qui si era già tentato l’innesto con Cappello, già direttore apprezzato dell’Amsa di Milano che dopo meno di un anno fu costretto a fare i bagagli compensato da una più che lauta liquidazione. Il perché Alemanno l’abbia fatto fuori rimane ancora un mistero, ora, riferiscono i giornali, Marino sta pensando ad un altro innesto con Ivan Strozzi già direttore dell’Amiat di Torino quando era sindaco Chiamparino.

Curiosamente nello staff del sindaco, sin dalla campagna elettorale, c’è già un ex assessore sabaudo nelle persona del dott. Tricarico che oggi dirige l’ufficio delle relazioni con i cittadini. Ama è un’azienda dove sino a poco tempo fa faceva il bello e cattivo tempo la Cisl che in accordo con Panzironi gestiva le assunzioni e le promozioni, ma è anche la società che dovrebbe gestire il ciclo industriale dei rifiuti per raggiungere quell’obiettivo del 65% di differenziata che appare ancora molto lontano.

Ad occhio e croce guardando alla raccolta, alla pulizia e al decoro urbano non pare che in questi sei mesi abbia fatto grandi progressi, anzi. Ragione di più per affrettarne le nomine dei vertici dopo le dimissioni del Consiglio di amministrazione. Resta da vedere se un altro trapianto dall’esterno possa soddisfare la maggioranza ed in particolare il Pd che sino ad oggi sugli incarichi nelle municipalizzate non ha toccato palla. Un bene, forse, al fine di stroncare il ciclo perverso della lottizzazione politica che ha caratterizzato le precedenti gestioni della res capitolina, un male se finisce per mortificare le risorse interne, non colluse, che probabilmente esistono all’interno delle municipalizzate.

Tanto più che se Atac piange, Ama non ride anche dopo la ristrutturazione del debito milionario spalmato dallo stesso Panzironi in 20 anni. D’altra parte dopo l’Amsa di Milano e forse oggi l’Amiat di Torino, entrambe realtà ben limitate rispetto all’immensità di Roma, resterà ben poco da pescare in giro per l’Italia,né basteranno le consulenze di prestigiosi guru della monnezza di San Francisco. E poi, lo sa bene Marino, i trapianti possono avere anche mortali reazioni di rigetto.

 

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