Sui rapporti fra l’assessore ai trasporti Guido Improta e quella al bilancio Daniela Morgante i più importanti quotidiani romani stanno imbastendo una telenovela che lascia indifferenti i cittadini alle prese con il traffico impazzito, i mezzi pubblici inefficienti ed una città sempre più sporca. Eppure lo scontro ha le sue ragioni che andrebbero chiarite all’opinione pubblica perché le responsabilità pesano sulle precedenti amministrazioni. Il nodo del conflitto sta nel trasporto pubblico dove i finanziamenti della metro C vengono rimessi in discussione dall’emendamento al decreto legge Enti Locali che bloccherebbe i 230 milioni vantati dai costruttori e vanificherebbe l’accordo di settembre fortemente voluto da Improta.
Per di più la Salini, a capo del consorzio per la metro B1, batte cassa per i 196 milioni arretrati e minaccia azioni legali. Dulcis in fundo c’è l’Atac agonizzate in attesa del famoso piano industriale dell’Ad Broggi che ancora non si vede. Questioni differenti, certo, perché i fondi per le metro vengono stanziati dal Governo, ma l’intervento della Corte dei Conti del giugno scorso critica la lievitazione esponenziale dei costi e la scarsa vigilanza sull’andamento dei lavori negli ultimi 5 anni. Una posizione di trasparenza, legalità e controllo cui la Morgante, lei stessa magistrato in aspettativa di quella Corte, non può fingere di ignorare facendo incazzare i costruttori sostenuti dal Messaggero.
Altro è la vexata questio di Atac che Improta risolve chiedendo alla Regione almeno la metà dei 500 milioni che Atac dovrebbe avere. Semplice, se non fosse che Atac potrebbe aver iscritto a bilancio altri crediti nei confronti della Regione inesigibili o svalutati. Se così fosse quest’altro buco nero porterebbe la società del Tpl dritta dritta verso il fallimento. In attesa che Improta e la Morgante ci mettano la faccia sui conti veri di Atac, resta in piedi la questione delle responsabilità di Roma Metropolitane. Sino ad oggi MetrRoma ha risolto contenziosi milionari con le imprese a suon di arbitrati dai costi stratosferici. Contenziosi di allora e di oggi che si potevano evitare se la società avesse controllato i costi dell’avanzamento lavori.
Ma nessuno ne parla. Vorrà dire che sarà la Corte dei Conti a mettere ancora sotto scacco il comune come avvenne a giugno dello scorso anno. “Grande è il disordine sotto i cieli” e pertanto la situazione non è affatto eccellente per un sindaco che del rigore e della trasparenza aveva fatto i suoi cavalli di battaglia in campagna elettorale. Improta vorrebbe metterci una pezza pompando ancora danaro pubblico dalla Regione e dal Governo cimentandosi nel gioco del cerino acceso. La Morgante picchia i pugni sul tavolo e chiede il radicale risanamento delle società di trasporto pubblico e non solo. In mezzo alla linea di tiro fra i due ci sta il sindaco che continua a ripetere lo stesso mantra: «Squadra che vince non si cambia».
Buono per frenare il rimpasto voluto dalla sua maggioranza, ma inutile quando a scontrarsi sono i due pilastri della sua giunta. E’ pur vero che Daniela potrebbe optare per il ritorno alla Corte dei conti, ma anche Guido potrebbe trovare una via di fuga dagli impicci se De Luca sottosegretario ai Trasporti, tornasse a fare il sindaco di Salerno. Intanto Improta parla, ammonisce e consiglia alla Regione di vendersi Cotral e di rinegoziare il contratto di servizio con le Ferrovie, ovviamente dopo aver cacciato i soldi dovuti per il Tpl. Daniela invece tace ma in cuor suo vorrebbe proprio vederli i piani di ristrutturazione delle società capitoline almeno per abbozzare un decente bilancio 2014. Tace anche Marino che li vorrebbe tutt’e due d’amore e d’accordo e non sa proprio che pesci pigliare.
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