Grande esultanza a sinistra non tanto per quel decreto “salva Roma” che consentirà a Ignazio Marino di chiudere il bilancio 2013 che già in rosso di 816 milioni, ma per quella “drittata”, sostenuta strenuamente all’ex capogruppo capitolino oggi on. Marroni che di fatto esclude non solo le privatizzazioni, sia pur parziali, delle municipalizzate, ma ne blocca i licenziamenti sine die. La lobby romana porta a casa una bella vittoria di Pirro bloccando anche la possibilità dell’aumento dell’aliquota IRPEF per il 2014, parte della quale impegnata a coprire annualmente i 12 miliardi di debiti congelati che il Campidoglio ha accumulato in 20 anni.
Già, perché svangato il bilancio 2013 toccherà fare i conti con quello del prossimo anno e non si comprende davvero come l’assessore al bilancio Daniela Morgante riuscirà a far quadrare i conti. Teoricamente toccherebbe metter mano alle municipalizzate con i 12.817 dipendenti di Atac, i 7840 di Ama e i 6822 di Acea che essendo società a partecipazione privata quotata in borsa viene gestita con maggior managerialità. In totale 27.479 posti di lavoro nelle partecipate, ovvero 2.637 in più rispetto al dicembre del 2008, più 10,6% in tre anni.
Una vera cuccagna di assunzioni cui la parentopoli di Alemanno ha contribuito con gioia. A Roma poi altri 27mila dipendenti lavorano nelle burocrazia capitolina o nelle altre controllate contribuendo a raggiungere il record di 62.000 dipendenti contro i 45.000 di Finmeccanica e i quasi 38.000 di Enel. Secondo l’Ifel Anci, in tutta Italia i dipendenti comunali sono 459.591, con una proporzione di 7,59 per ogni mille abitanti. A Roma ce ne sono invece 9,10. Si potrà dire, come rivendica anche l’assessore ai trasporti Guido Improta, che la capitale ha esigenze certamente non paragonabili a quelle degli altri comuni. E non a caso già Roma gode della normativa privilegiata per Roma Capitale. Ma ovunque i “comunales” sono in calo rispetto al passato.
Per fare un esempio a Milano sono diminuiti di 1.500 unità, mentre a Roma, al contrario, gli organici hanno continuato a gonfiarsi, soprattutto nelle municipalizzate. Al di fuori di Atac, Ama e Acea il record di assunzioni in proporzione spetta a “Risorse per Roma” che per realizzare progetti di pianificazione territoriale urbanistica, rigenerazione urbana ecc si avvale di 565 dipendenti rispetto ai 338 del 2008, cui dovrebbero essere aggiunti i dipendenti degli assessorati che si occupano di analoghe faccende urbanistiche e di patrimonio. Capirete che 62.000 dipendenti sono un bel bacino elettorale da difendere per una città che stretta nella crisi, di pubblico vive, ma possono anche essere una camicia di forza che impedisce la circolazione di nuove professionalità e di giovani risorse soprattutto nelle municipalizzate.
Senza contare il rapporto tra costi e produttività della macchina sia amministrativa che societaria, che nessuno si è mai messo in mente di adottare seriamente per le resistenze dei sindacati. Sindacati che peraltro si vanno frammentando in una miriade di sigle, aggrappati solo al concetto di “pubblico e per sempre” mentre altre sigle rivendicano minimo 600 vigili in più o mille autisti come vorrebbe la pasionaria Quintavalle. Miriade di sigle e rivendicazioni che da qualche giorno potranno godere dello scudo sulle loro teste voluto dalla classe politica capitolina, destra e sinistra senza esclusioni abbracciati nel collaudato consociativismo. Peccato che nonostante le promesse elettorali delle quali lo stesso Ignazio Marino è stato prodigo, la trippa è finita per gatti e gattoni e toccherà proprio a Daniela Morgante mettere sotto il naso di giunta e Consiglio la ciotola desolatamente vuota.
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