Era il mese di settembre dello scorso anno quando il vice sindaco Luigi Nieri si mise all’opera per redigere l’elenco degli immobili di proprietà del comune (case, negozi ecc.) da mettere in vendita per un incasso stimato di 200 milioni. Una vera e propria boccata d’ossigeno per le esauste casse capitoline. L’elenco degli immobili fu diligentemente pubblicato in rete sulla base di quei criteri di trasparenza sui quali Ignazio Marino fonda la sua immagine di sindaco del rinnovamento. Detto fatto quindi? Non proprio perché ancora non è chiaro chi materialmente dovrà provvedere alla vendita di questi e di tutti gli immobili capitolini. La dismissione del patrimonio era già stata decisa da Veltroni nel 2007 e confermata nel 2011 da Alemanno che ne affidava la transazione in parte alla municipalizzata Risorse per Roma e in parte alla Romeo Gestioni che attualmente si occupa della manutenzione di molti immobili fra i quali quelli Erp dei quali riscuote gli affitti.
Ma attualmente l’ago della bilancia sembra pendere verso l’imprenditore napoletano. Vediamo il perché. L’8 febbraio del 2013, assente l’allora Sindaco Gianni Alemanno, la Giunta approva gli indirizzi relativi all’affidamento dei servizi di gestione integrata amministrativa, tecnica e di valorizzazione del patrimonio immobiliare di Roma Capitale. Con questa decisione il Comune affiderà i servizi di gestione per 30.000 unità immobiliari, di cui quasi il 90% di Edilizia Residenziale Pubblica per sette anni all’azienda affidataria. Per di più, in quell’occasione, la Giunta fece riferimento ad una delibera dell’Assemblea dell’ottobre 2012 che per razionalizzare la spesa dei servizi di gestione, introduceva anche l’ affidamento di servizi «complementari e sinergici con quelli previsti nell’appalto originario», ovvero «attività commerciali e amministrative inerenti alle vendite del patrimonio immobiliare». Che in soldoni vuol dire: chi gestisce vende.
Come se non bastasse una determina dirigenziale del 25 marzo scorso (proprio sotto elezioni) firmata dal direttore del dipartimento Patrimonio facente funzione, faceva saltare la delibera n.120 del 13 aprile 2011 che affidava la dismissione del patrimonio pubblico alla municipalizzata ‘Risorse per Roma’. «Si vuole favorire la Romeo» tuonava allora il consigliere, oggi assessore, Masini. Dopo di che il silenzio cala sull’intera vicenda. A ben vedere Alfredo Romeo è del mestiere a livelli internazionali. Tanto da gestire patrimoni immobiliari che vanno dalla Presidenza della Repubblica al Senato, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ai diversi Ministeri, dalle Authority alle Agenzie del demanio e del territorio, dalla Guardia di finanza all’Arma dei carabinieri, per finire con i principali Comuni italiani, come Napoli, Roma, Milano e Venezia, più le Regioni e gli aeroporti milanesi.
In verità Alemanno aveva tentato di tagliare le unghie all’imprenditore che allora era incorso in alcune vicende giudiziarie, quando nel 2008 gli fece saltare l’appalto triennale di 576 milioni per la manutenzione delle strade, ma con grande preveggenza Alfredo Romeo ha guardato oltre. La partita dovrebbe essere nelle mani del vice sindaco Luigi Nieri che, chiuso il bando, potrebbe trovarsi come interlocutore il solo Romeo dominus incontrastato (o incontrastabile) della gestione e oggi anche della vendita del ghiotto patrimonio immobiliare capitolino.
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