Ignazio Marino è al 21° posto della classifica dei sindaci d’Italia stilata da Il Sole 24 ore e pubblicata oggi. Il primo sindaco di Roma raccoglie, secondo l’analisi di Ipr marketing, il 56,5% dei consensi con un calo del 7,4% rispetto al giorno della sua elezione. La stessa ricerca dava nel 2013 Gianni Alemanno al 50%, il punto più basso nel gradimento raggiunto nei suoi cinque anni di governo capitolino. A dimostrazione di quanta cautela richiedano queste graduatorie che non spiegano come Gianni, con il 50% di gradimento, abbia finito per toppare disastrosamente le comunali. Tuttavia, che Ignazio non abbia il carisma di Veltroni o la piacioneria Rutelli, la loro vena comunicativa very pop, è indubbia.
Per di più conosce poco Roma, soprattutto nelle budella delle periferie che bazzica ancora raramente. Nè gli giova quella sua arietta da secchione e la vocetta chioccia e nasale in una città piuttosto ‘plebea’, di popolo smagato e disilluso. Ma Ignazio è una persona seria, onesta, fin troppo radicato nelle sue (poche) convinzioni. Uno che non nasconde il distacco dai partiti della sua coalizione che giudica screditati e assatanati di poltrone. Compreso il Pd che pure si è inventato il marziano per le primarie e lo ha fatto eleggere sindaco. Per di più Ignazio ha il vezzo di non fidarsi di nessuno se non dei suoi fedelissimi ed in particolare di Alessandra Cattoi un po’ body guard un po’ vigilante della sua giunta negli ultimi mesi piuttosto rissosa. Fortunatamente la stagione e l’influenza di questi giorni l’hanno dissuaso dal pedalare per ogni dove purché nel raggio di pochi chilometri dal Campidoglio.
All’inizio pareva proprio una bella idea quella del sindaco ciclista, ma qualcuno gli deve aver sussurrato che dalle periferie al centro corrono decine di chilometri e da Monte Mario si può anche scendere ma risalirvi è piuttosto difficoltoso. Contrariamente al suo collega di New York De Blasio, lui in metro e bus ci va poco e da buon medico diffida delle massive strette di mano, possibili vettori di bacilli. Eppure Ignazio stravede per gli States, ombelico del mondo. Lui sì che ci ha vissuto e lavorato mentre i politici che lo circondano sono un po’ ruspanti e provincialotti. Eccetto forse il capo gruppo del Pd D’Ausilio che nella Grande Mela si è sposato e un po’ l’inglese lo mastica, sempre meno di Sveva Belviso che è nata a Londra.
Eppure, lasciatecelo dire, andranno delusi coloro che come Marchini sperano nel commissariamento di Roma Capitale o quelli che a destra sognano una imboscata dalla sua stessa maggioranza. E dove affitterebbero altrimenti consiglieri e assessori del Pd, di Sel e della lista del sindaco? Marino è anche tignoso, tetragono nel respingere lusinghe e pressioni. Di qui a dire che riacchiapperà il secondo mandato ce ne passa. Lui ha detto che dal 2014 si cambia passo, ma intanto la luna di miele con l’elettorato si è dissolta negli eterni e immani problemi che affliggono questa città: trasporti, viabilità, rifiuti, fame di case ecc. Nè gli basterà confidare sulla eterna accondiscendenza di un governo amico, magari con Renzi (che lui ha sostenuto) presidente del Consiglio, per rimettere in ordine ai terrificanti conti del Campidoglio. E allora? Allora come Coppi dovrà alzarsi dal sellino e forzare sui pedali per vincere il gran premio della montagna. Anche Coppi non era simpatico, ma era pur sempre un campione.
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