Comune di Roma, alta tensione con la Chiesa sulle unioni civili

Il Vicariato di Roma boccia la delibera del Campidoglio. Malumori in maggioranza. E la conferenza dei capigruppo rinvia la discussione in aula

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Ieri le cronache riportavano  la posizione del Vicariato di Roma che senza remissione  boccia il Campidoglio sulle unioni civili definendole «Una forzatura giuridica, frutto di miopia politica».  Il settimanale cattolico Roma Sette non esita a cassare la delibera per il riconoscimento e l’istituzione di un registro per le unioni civili, approvata nei giorni scorsi dalle commissioni capitoline.

«Il dado è tratto, in Campidoglio – scrive il settimanale. La “battaglia” è quella sulle unioni civili. Nelle commissioni capitoline è stata approvata una delibera per il loro riconoscimento e per l’istituzione di un registro ad hoc.» La proposta, che dovrà essere approvata in Consiglio, intende tutelare le unioni civili equiparandole alla famiglia fondata sul matrimonio per gli ambiti di competenza comunale.

«Un elenco – scrive ancora Sette-  che va dalla casa all’occupazione, passando per sanità e servizi sociali, scuola e altro ancora. Con il riconoscimento ai soggetti iscritti nel registro di agevolazioni e benefici che spettano oggi ai coniugati. Il pretesto, diremmo noi, è evitare ogni forma di discriminazione. Pretesto, sì, perché non può sfuggire agli occhi di amministratori che dovrebbero avere a cuore il bene comune l’assurdità di tale ragionamento.»

Ovvia la reazione della maggioranza, dal capogruppo del Pd Francesco D’Ausilio a quello di Sel Gianluca Peciola, perché non si tratta  «di contrapporre modelli di famiglia, ma di riconoscere realtà di tante forme diverse di convivenze attuali».  La polemica potrebbe non appassionare un’opinione pubblica non sempre  attenta alle questioni riguardanti i diritti civili per i quali i laici si battono tenacemente.

Tuttavia potrebbe creare  qualche problema ad Ignazio Marino che non perde occasione per farsi fotografare “casualmente”  in abbracci affettuosi con papa Francesco. Certo, il sindaco, ex senatore del Pd, è un cattolico (come si è sempre auto proclamato) da sempre impegnato nelle battaglie civili senza esitazione, ma qualche problema di coscienza potrebbe averlo la sua assessora al sociale Rita Cutini pura espressione della Comunità di Sant’Egidio che su tali questioni non può transigere.

Altri ferventi cattolici in giunta non se ne vedono, ma è indubbio che ai rapporti con le gerarchie il sindaco ci tiene, eccome. Se ne deduce  che non sarà disponibile a sacrificare la sua assessora in un eventuale rimpasto di Giunta. Va aggiunto che Rita Cutini non pare aver brillato in dinamismo sul sociale, eccetto per la difesa dei diritti dei rom, che è la costante di sant’Egidio, che sulla politica verso i nomadi si scontrò già duramente con Alemanno. Scontro che sui diritti civili il sindaco tenterà di evitare ammorbidendo la curia e le gerarchie d’oltre Tevere se avrà le doti diplomatiche per attenuare e far sparire dalle cronache le polemiche esasperate. Altrimenti il fronte  laico, dal Pd a Grillo, andrà baldanzoso alla guerra contro uno dei poteri più forti della capitale.

Nel pomeriggio la conferenza dei capigruppo dell’Assemblea Capitolina ha deciso di rinviare la discussione d’aula sulla delibera delle unioni civili a data da destinarsi per dare spazio ad altre “priorità”. A favore del rinvio si è schierato anche il Pd, che si è allineato all’opposizione mentre, per una rapida discussione, hanno votato soltanto Sinistra Ecologia e Libertà e Movimento Cinque Stelle.

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