Comune di Roma: 3.5 mln per i tombini, 1.4 per “pedonalizzare” i Fori

Inutili le accuse alla protezione civile: servivano maggiori investimenti in prevenzione

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Non è proprio il caso di criminalizzare nessuno e tantomeno Ignazio Marino che il dissesto idrogeologico, soprattutto delle periferie, se l’è trovato sul groppone dopo decenni di incuria ed abusi, ma scorrendo le agenzie di venerdì scorso alle 13.30 c’è veramente da rimanere interdetti. «Questo tempo di pioggerella con qualche leggero scroscio potrà durare fino alle prime ore del mattino di domani». Così affermava non il solito meteorologo improvvisato ma addirittura il direttore della Protezione civile di Roma Capitale Mario Vallorosi alla una di venerdì scorso.

Dirigente amministrativo di oltre 60 anni, era già stato direttore all’Ambiente e si era occupato di verde e giardini sino alla sua nomina alla Protezione Civile nella seconda metà del 2012. Ma oltre l’aspetto umoristico della vicenda che ha fatto impazzire il web con un diluvio di considerazioni ironiche, puntare il dito sulla Protezione civile significherebbe solo individuare un capro espiatorio per mali antichi. Ogni anno Roma è soggetta a bombe d’acqua ed ogni anno in modo più o meno grave, si trova ad affrontare le emergenze di questi giorni cui, da ieri, si aggiunge la minaccia di dispersione di rifiuti tossici nelle aree allagate in prossimità della discarica di Malagrotta.

Ma anche se Vallorosi avesse lanciato un allarme disperato alla popolazione il disastro ci sarebbe stato lo stesso. Semmai il problema è capire cosa può fare una Amministrazione, con pochi mezzi a disposizione, per evitare danni maggiori in in contesto disastrato di suo. Qui si potrebbero individuare le responsabilità che furono abbondantemente imputate già a Gianni Alemanno. Parliamo della  manutenzione delle strade, dei tombini, dei canali di scarico e delle caditoie che ad ogni acquazzone, estivo od invernale che sia, si rivelano insufficienti allo smaltimento per una inefficiente manutenzione.

Eppure nel luglio scorso il sindaco ed il suo assessore ai lavori pubblici Masini assicurarono una grande ripulitura in attesa di piogge eccezionali. Tanto che il 5 settembre sul sito ufficiale del Comune si annunciava che era scattato il piano per la pulizia di tombini e caditoie. Tre milioni e mezzo di euro (più del doppio del milione e 400 mila investito per la cosiddetta pedonalizazazione dei Fori) per “disostruire” circa 25mila caditoie su strade, sottovia, ponti e cavalcavia della viabilità principale e dei diversi territori municipali.

Si cominciava con le priorità segnalate da Municipi, Polizia Locale e Atac che dal 25 luglio scorso avevano stilato l’elenco delle zone a maggiore rischio di allagamento. Forse il piano si è rivelato insufficiente rispetto alla “bomba d’acqua”, ma forse un investimento superiore avrebbe potuto evitare guai soprattutto in alcune periferie. Questione di priorità.

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