Campidoglio, Marino chiede “na botta de sordi” per i danni del maltempo

La stima sarà ancora lunga. Stanziati subito 10 milioni per i primi interventi di recupero dell'emergenza

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Il sindaco Ignazio Marino stanzia 10 milioni per gli interventi più urgenti su strade dissestate e scuole alluvionate. Poco in verità, ma si tratta comunque di uno stanziamento che sfora il patto di stabilità, come deve aver rilevato l’assessore Morgante che secondo Repubblica on line non l’ha presa molto bene. D’altra parte Marino ha fretta e le procedure per schiodare quattrini dal governo richiedono almeno un mese e lui, che aveva stanziato ben (sic) 3.5 milioni per sturare 25.000 tombini, si accorge che forse ce ne voleva qualcuno in più magari per cominciare a risistemare strade e marciapiedi, in questo caso definitivamente compromessi dopo la bomba d’acqua di ben (ri-sic) 130 mm.

LA SITUAZIONE. Nicola Zingaretti lo stato di calamità per tutta la regione lo ha già proclamato, (vedi link) ma rispetto ai danni patiti dalle periferie della Capitale, le risorse non saranno gran che. Di qui la richiesta di Marino perché il governatore proclami lo stato d’emergenza che implica lo stanziamento di sostanziosi fondi direttamente dal Governo. Ovviamente questo non è un privilegio per “Roma ladrona” ma una prassi normale per le ahimè frequenti situazioni analoghe che travagliano questo disgraziato paese.

LA CONTA DEI DANNI.  C’è chi i conti dei danni però li ha già fatti a livello spannometrico e parla come il sindaco di centinaia di milioni, mentre chi, più modestamente come l’on. Morassut, padre del Veltroniano piano regolatore, ne spara (solo) cento. A questo punto i numeri li può dare chiunque anche perché la stima dei danni effettivamente subiti dalla nostra metropoli sarà lunga e laboriosa.

LE RICHIESTE AL GOVERNO. Ma il principio è sempre lo stesso: in primis battere cassa al Governo. Trecento milioni per il Tpl direttamente alle casse comunali senza passare dalla Regione, 200 per le esigenze specifiche della Capitale (vedi link bilancio) e oggi magari 100 per l’alluvione. Quello che conta è chiedere, chiedere, chiedere nella speranza che siano altri a risolvere i problemi del bilancio capitolino che al momento, da quanto è dato sapere, ben poco prevede per tagli agli sprechi della amministrazione e delle municipalizzate. In altri tempi si sarebbe definito un atteggiamento parassitario del quale l’Italia corporativa e assistenzialista continua ad usufruire a piene mani per gonfiare prebende e appalti, ma oggi il piatto piange ed è quindi comprensibile l’atteggiamento di chi, prima di chiedere, vorrebbe fare due righe di conto sulle reali esigenze finanziarie dovute anche dei danni meteorologici. Perché a stanziare si fa presto, ma trovare i soldi veri e in tempi rapidi risulta più difficile.

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