Il sindaco Ignazio Marino si sente assediato da Giove Pluvio e cerca disperatamente di uscire da una situazione di emergenza, peraltro già chiesta al governo dal presidente Zingaretti, chiedendo di sforare il patto di stabilità come in pratica ha già fatto annunciando uno stanziamento straordinario di 10 milioni.
BUCHE E DANNI. Secondo stime del sindaco, ancora tutte da verificare, i danni ammontano a centinaia di milioni che oggi qualche giornale indicava in almeno 104. Visto poi lo stato disastroso delle strade che la “bomba d’acqua” ha notevolmente aggravato Marino ieri annunciava di voler usare il pugno duro con le aziende addette alla manutenzione delle strade della Capitale, meritandosi l’immediata replica dell’associazione dei costruttori romani (Acer).
I COSTRUTTORI. Perentoria la risposta presidente dell’associazione, Edoardo Bianchi, che in una nota rilanciava la palla. «Non è imputabile alle imprese incaricate della manutenzione lo stato di dissesto delle strade di Roma. Noi ci chiediamo se non sia proprio l’Amministrazione ad aver sbagliato, perchè da troppi anni, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni, non investe in una seria manutenzione straordinaria delle strade cittadine».
L’AUTHORITY. Il tono ultimativo del sindaco chirurgo non è piaciuto nemmeno alla Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, la quale ritiene che le leggi in materia esistono già ed anziché alzare i toni sarebbe opportuno verificare che vengano applicate. Per di più l’Authority annuncia anche di aver aperto un’a indagine per verificare se l’amministrazione capitolina ha attivato tutte le procedure per ripristinare le opere «a seguito accertamento di vizi o difetti, in quanto la mancata attivazione delle suddette procedure configura un danno all’erario.» Il che suggerirebbe meno dichiarazioni ad effetto e più ponderazione delle responsabilità dopo quasi nove mesi di governo della macchina capitolina.
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