Atac: Improta promette i fondi, ma ne ha solo fino a marzo

L'assessore comunale dialoga con la "pasionaria" Micaela Quintavalle, ma mancano soluzioni per il trasporto pubblico

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Ormai Micaela Quintavalle, la pasionaria di qualche centinaio di autisti incazzati, è un personaggio quasi istituzionale. Il suo sindacato autonomo tratta direttamente, come giusto, con l’assessore ai trasporti Improta e rilascia interviste accattivanti al Messaggero. Non sappiamo quanto il protagonismo della giovane leader sindacale che rappresenta alcune centinaia di autisti Atac incazzati, possa preoccupare i sindacati più tradizionali, Usb compresa.

POSTI DI LAVORO. In ogni caso lei assicura che per la fine febbraio l’assessore ha garantito che verranno assunti a tempo determinato i 125 interinali senza limiti di età. In verità nei giorni precedenti si era scritto di 350 assunzioni interinali, saltate fuori da un incontro in Campidoglio con Cigl, Cisl e Uil, ma la giovane sindacalista ci spiega che 100 passeranno in Cotral, mentre secondo lei ne servirebbero non meno di un migliaio. A quanto pare gli altri 125 si sono persi per strada. Ma Improta avrebbe anche rivelato alla giovane e combattiva sindacalista che per gli stipendi Atac ci sono soldi solo fino a fine marzo. Il che dovrebbe seriamente impensierire tutti gli altri sindacati. E allora che succede? «L’assessore si è preso quindi l’impegno di indire un tavolo sociale con la Regione per affrontare questa e altre questioni – prosegue la Quintavalle – Addirittura ci ha garantito che parteciperà lui stesso a un corteo insieme a noi, verso la Regione se questa non si assumerà a sua volta questo impegno».

DOVE TROVARE I FONDI. Mentre Improta prepara striscione, cappellino e fischietto per manifestare sulla Cristoforo Colombo resta da capire, in primis, se e come troverà i soldi per gli stipendi di aprile. Poi come intende schiodare quattrini dalla Regione. Ad oggi ne sarebbero disponibili un centinaio, ma Marino ed Improta la soluzione l’hanno già trovata: 300 milioni  direttamente dal Governo al Campidoglio senza passare da Zingaretti che in tal caso dovrà sudare le sette camicie per far quadrare il bilancio regionale. Soluzione credibile ma che al momento non fa ancora parte di quel decreto “salva Roma” in laboriosa discussione proprio oggi alla commissione del Senato. A mali estremi estremi rimedi soprattutto se non si intravede un piano di risanamento di Atac ed il Governo è disposto a sganciare. Tuttavia dalle esternazioni della sindacalista abbiamo tratto due certezze. Una già nota che riguarda il dogma della natura pubblica di Atac che esclude “nunc et semper”  qualsiasi ipotesi di privatizzazione sia pur parziale. E su questa linea Improta è sempre stato ben fermo forse sapendo (con un filo sottile di astuzia) che con quella massa di debiti e con un deficit che quest’anno potrebbe essere di 120 milioni, Atac nessuno se la accatta. L’altra certezza annunciata dalla Quintavalle, decisiva per i bisogni dei cittadini, è che l’assessore si è impegnato anche a installare bagni pubblici ai vari capolinea. Misura necessaria ma che riecheggia la proposta che fu di Alemanno di ripristinare i vespasiani (sia pur lussuosi a fine turistico) per tutta Roma.

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