Comune di Roma, emergenza abitativa: residence nel caos

Il Campidoglio spende 33 milioni all'anno per alloggi di bassa qualità e molti contratti sono scaduti. Ma che fine hanno fatto i 700 euro promessi da Marino?

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Comune di Roma, emergenza abitativa: residence nel caos

Per l’emergenza abitativa di sfrattati, senza tetto, tossici, carcerati e disperati il Comune spende 33 milioni di euro all’anno garantendo alloggi di bassa qualità in proprietà dei costruttori che spesso ne garantiscono i servizi essenziali, portierato, vigilanza ecc. grazie alle cooperative sociali. Una dolente nota per il Comune suonata spesso anche da questa testata.

LE PROMESSE DI MARINO – Nel corso della sua campagna elettorale Ignazio Marino si rese conto che questa situazione, fonte di malessere sociale, poteva anche costituire uno spreco per le esauste casse comunali e pensò che meglio sarebbe stato offrire alle circa 2000 famiglie interessate un bonus di 700 euro mensili a tempo determinato, anche per evitare speculazioni. Cosa in sè buona e giusta se si considera che i fitti di questi alloggi, massimo di 40 metri quadri, costano fra i 1000 e talora superano i 2000 euro. Non solo, ma vengono pagati sull’unghia secondo logiche di immediata liquidità, altrimenti impensabili. Succede ora che molti di quei contratti siano scaduti ed altri in scadenza senza che ancora si sappia che fine faranno questi residence e i loro forzati inquilini.

L’AMMINISTRAZIONE ALEMANNO – Si dà il caso che per alcuni, in considerazione di particolari criticità sociali, l’amministrazione Alemanno pensò bene di caricarli sulla gestione del Sociale anziché sulle politiche abitative. Parliamo dei residence di Pietralata, Aquilanti, Madre Teresa e Porrino, situazioni che l’assessore alle politiche sociali Rita Cutini ha pensato bene di rifilare ancora alle politiche abitative dell’assessore Ozzimo, giusto per levarsi una rogna e soprattutto una spesa a carico del suo assessorato. E per gli altri 12 residence che succede? Semplice, i contratti vengono prorogati ogni due mesi per tutti e 16 con una indennità provvisoria per l’occupazione degli stabili cui vanno aggiunti i danni eventualmente causati nel frattempo. Eventualità piuttosto frequente in considerazione di una certa turbolenza degli ospiti. Succede ancora che nel frattempo questi pagamenti risultino fuori bilancio, anzi in alcuni casi il Comune ha ingiunto ai proprietari dei residence di non emettere fatture perché non verranno contabilizzate.

CONTRATTI IN SCADENZA – Fatto che sta creando notevole preoccupazione fra i proprietari che peraltro continuano ad ospitare i bisognosi e a fornire i servizi essenziali. Si tenga presente che la disdetta dei contratti scaduti o in scadenza, richiede il preavviso di un anno per cui i residence di via Giacomini e Tor tre Teste, dovrebbero aver ricevuto la relativa lettera a dicembre dello scorso anno, vista la scadenza di questi contratti alla fine del 2015. Mentre tutti gli altri la disdetta avrebbero dovuto riceverla da mò. Insomma, una situazione di estrema confusione che, come tutte le situazioni confuse, comporta anche dei costi superiori a quelli precedentemente sostenuti in funzione di quei danni che costruttori e proprietari non esiteranno a vantare. Dove sta allora il problema? Sta nel fatto che ancora una volta la volontà politica non tiene conto delle complicazioni amministrative. Infatti il sindaco ha recentemente ribadito di voler ricorrere al bonus congelando una situazione che a lungo andare potrebbe rivelarsi esplosiva. Tanto da chiedere chiarimenti all’assessore Ozzimo e al presidente della commissione consiliare Pedetti.
(continua)

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