«Acea a oggi ancora non può prendere in gestione le reti dell’Arsial perché non sono per uso potabile. C’è stato un finanziamento della Regione per il rifacimento delle condotte di cui Acea era il soggetto attuatore e sicuramente ci sono stati dei ritardi, ma i progetti ci sono tutti e molte opere le abbiamo già fatte, circa il 50% dei 13,5 milioni sono già stati spesi e utilizzati: resta la parte più difficile, quella delle condotte più lontane dalle nostre, che richiedono progetti molto più complicati».
AUDIZIONE IN COMMISSIONE CONSILIARE – Così il responsabile del Servizio idrico di Acea Ato2, Lucio Bignami, intervenendo alla commissione capitolina Ambiente di venerdì mattina sulla situazione dell’acqua nei municipi XIV e XV di Roma. Per Bignami questo intervento «probabilmente poteva essere fatto prima: il problema però è che non si tratta semplicemente di sostituire le condotte dell’Arsial, ma il fatto che sono tutte sotto proprietà private e servirebbero gli espropri perché non ci sono servitù d’accesso, senza contare che alcune sono in eternit, non pericolose nè inquinanti per l’acqua, ma che si rompono facilmente e presentano il problema del rilascio di polvere cancerogena durante la manutenzione».
ARSIAL E LE RETI RURALI – Il problema è anche di priorità: «Arsial ha sempre specificato che le sue reti erano rurali e non per uso potabile, non sono nate per quello. Si tratta si reti molto estese territorialmente, ben 140 chilometri che però servono meno di 500 utenze: con la stessa estensione a Roma serviremmo 500mila persone», ha sottolineato il responsabile di Acea Ato2, spiegando che «con meno risorse si potrebbero risolvere i problemi dei Castelli o del viterbese, dove sono coinvolte molte più persone». Comunque, ha assicurato, «noi stiamo andando avanti e l’idea è quella di accelerare il più possibile. Le reti dovranno essere trasformate in idonee per l’acqua potabile, e dove ciò non è possibile abbiamo già cambiato le fonti di approvvigionamento».
DUE MILIONI PER CAMBIARE TUTTO – Il costo del rifacimento completo degli acquedotti e delle reti richiederebbe, secondo una stima sommaria, 7 milioni in più oltre a quelli già stanziati dalla Regione Lazio, per un totale quindi di circa 20 milioni di euro. Un intervento che comunque richiederebbe tempo: «Molti settori potranno essere sistemati in qualche mese – ha detto Bignami – ma per fare tutto servirebbero un paio d’anni». In alcune zone, però, il problema è immediatamente risolvibile: «A Prima Porta, vicino Sacrofano – ha concluso il responsabile- cè già una rete Acea che passa vicino alle condotte dell’Arsial. Qui i cittadini dovrebbero pagare solamente i circa mille euro per l’allaccio e il problema non ci sarebbe più».
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