«Sono molto felice che il titolo salga ma allo stesso tempo è il mio dovere, perché rappresento tutti i romani e le romane, garantire che ci siano adeguati investimenti nelle infrastrutture e nel completamento del ciclo dei rifiuti». Lo ha dichiarato ieri il sindaco Ignazio Marino che su Acea avrebbe fatto una clamorosa “marcia indietro”. Le prime avvisaglie del ripensamento le aveva date l’assessore al bilancio Daniela Morgante con una nota di apprezzamento sui risultati in borsa e sulla previsione di investimenti della multiutility capitolina. Nota cui era seguita la seguente dichiarazione del sindaco lunedì: «Non mi aspetto nulla, anche perché il Cda è un organo indipendente che deve prendere le decisioni nell’interesse di un’azienda che è quotata in borsa».
RETROMARCIA RISPETTO ALLA PRIMA NOTA – Eppure domenica la giunta, alla quale non era presente l’assessore al bilancio, aveva approvato una delibera che esprimeva «piena condivisione con l’iniziativa del sindaco, contenuta nella nota inviata al presidente di Acea lo scorso 3 marzo 2014». La nota di Marino al presidente di Acea, Giancarlo Cremonesi chiedeva in sostanza la riduzione dei membri del cda da 9 a 5 (risparmio stimato alcune decine di migliaia di euro) e, implicitamente, il cambio dei vertici. «Considerato – era scritto nella nota – che la riduzione del Cda con i connessi risparmi ed ottimizzazione della governance (anche al fine di abbattere i disservizi che, come noto, permangono nei confronti dell’utenza) fu proposta dal sottoscritto prima ancora della mia elezione a sindaco, ma rimase inascoltata da parte degli allora rappresentanti di Roma Capitale, segnalo, inoltre, la doverosità di riportare il sistema dei costi del cda a livelli virtuosi».
PREOCCUPAZIONE DEI SOCI PRIVATI – Boatos di approvazione a sinistra e serie preoccupazioni dei soci privati Caltagirone e Gaz de France che in Acea ha investito 400 milioni. Marino il 4 marzo rincara la dose su Facebook: «Ho scritto una lettera all’amministratore delegato di Acea. Voglio far luce su quello che non va nell’azienda di cui il Comune è socio di maggioranza. Bollette pazze, call center malfunzionanti, poca trasparenza nei confronti dei cittadini e dell’amministrazione. Così non va. Pretendiamo e saremo determinati nell’ottenere chiarezza». E solo pochi giorni prima aveva affermato che i vertici della multiutiliuty «pensano di più alla Borsa che a cittadini». Si da il caso, come ha segnalato la Consob, che titolare del 51% delle quote Acea non sia il sindaco, ma il Consiglio di Roma Capitale che sulla vicenda Acea non si è mai espresso. Poco male, perchè la maggioranza “de sinistra” l’avrebbe sostenuto a spada tratta.
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