Comune di Roma, nelle municipalizzate fuori i romani dentro i sapienti

Da Acea ad Atac, passando per Ama e staff del sindaco, tutte le nomine “esterne” di Ignazio Marino

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Quindici anni di governo della sinistra romana (dal 93 al 2008) non sono stati sufficienti ad esprimere una classe dirigente degna di questo nome. Almeno così sembra pensarla il sindaco Ignazio Marino che a un anno dalla sua elezione sta procedendo, con innegabile abilità chirurgica a tutta una serie di trapianti nei gangli più sensibili del potere capitolino.

ACEA – Di Acea si sta già ampiamente scrivendo, ma val la pena ricordare che nella cinquina scelta dal sindaco per azzerare l’attuale consiglio CdA la presidente in pectore, Catia Tomasetti, è residente a Roma dal 2004 ma ha maturato gran parte delle sue esperienze nel project financing in Nord Italia, mentre la consigliera Paola Profeta è docente alla Bocconi (una bocconiana milanese non guasta mai). Il fiscalista Franco Paparella, in quota alla destra, è molisano. Unica romana è la figlia del costruttore Elisabetta Maggini collaboratrice dello staff di Zingaretti. Se poi fosse vero che dietro alla nomina di quest’ultima c’è la manina del sottosegretario Legnini avremmo un abruzzese che, fra un salva Roma e l’altro, si è affermato quale uomo di assoluta fiducia di Ignazio. Amministratore delegato il napoletano Alberto Irace, non laureato ma dirigente in Acea dal 2007. Una bella cinquina di esterni che non premia certo il Pd romano che pure si è svenato per portare Marino in Campidoglio.

ATAC – Ma l’irriconoscenza di Ignazio già si manifestò in luglio quando, con il sostegno dell’assessore Guido Improta napoletano come il capo di gabinetto Raffaele Fucito, nominava al vertice di Atac il milanese Danilo Boggi. Per poi innalzare poche settimane fa alla presidenza di Ama il napoletano Daniele Fortini fallito il tentativo di trapiantare l’emiliano Ivan Strozzi malamente escluso per qualche pendenza giudiziaria scoperta all’ultimo momento. Stessa danza per il capo dei vigili inizialmente designato nella persona del colonnello napoletano dei carabinieri Oreste Liporace che in mancanza di requisiti fu sostituito last minute dal capo dell’anticrimine romana Raffaele Clemente, cittadino del mondo e di tutta Italia per mestiere.

LA VECCHIA CLASSE DIRIGENTE – Della vecchia classe dirigente veltroniana rimane a capo della segreteria Sivia Decina, mentre l’ex assessore Causi fa da consulente per il bilancio. Pochino se si considera anche la composizione dello staff mariniamo, dopo le dimissioni del romanissimo e romanista segretario Enzo Foschi. Qui brilla per attivismo  l’assessore e coordinatrice della Giunta Alessandra Cattoi da Riva del Garda, felicemente accasata (guarda un po’) con un dirigente in Acea. Lei che ha il merito di aver seguito Marino passo passo nella sua sfolgorante carriera dalla chirurgia alla politica. Altro suo uomo di fiducia, ma oggi più defilato, è il siciliano  Roberto Tricarico a capo delle relazioni con il pubblico, già assessore sabaudo con Chiamparino. Il capo ufficio stampa Marco Girella, giù di tono negli ultimi tempi,  è invece di Bologna come la discreta segretaria particolare del sindaco Silvia Pelliccia, con Marino dai tempi del Senato. Se il segretario cittadino del Pd Lionello Cosentino si è sempre sgolato nell’affermare che il partito mai e poi mai avrebbe influito sulle nomine del sindaco, dopo Acea qualcuno nel Pd ora rumoreggia. Tanto che ieri, in sussulto d’orgoglio, si è risvegliato anche il capogruppo Francesco D’Ausilio per criticare le scelte del sindaco. Da qui a dire che lui, Coratti, Panecaldo e tutti i consiglieri della maggioranza daranno filo da torcere al sindaco sul bilancio, ce ne passa. Con un partito sfiancato da primarie e da elezioni a raffica, in grado a mala pena di arrivare alle europee, è difficile avere voce in capitolo. Inoltre, dopo la corsa di Marino fra le braccia di Matteo Renzi e dei suoi, molti sono convinti che Ignazio arriverà tranquillo al temine del suo mandato. Per quella scadenza (con o senza rimpasto di giunta) resta da vedere cosa sopravviverà della sinistra romana ormai estromessa dai tradizionali bastioni del Comune e delle municipalizzate.

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