Emergenza rifiuti, Cerroni pretende la cittadinanza onoraria

Il patron di Malagrotta presenta il suo libro e difende le scelte fatte. Intanto Roma ripiomba nel caos dopo il fermo di un impianto a Colleferro

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«Pretendo che Roma mi ringrazi e pretendo la cittadinanza. Ci sono state persone che hanno avuto questo riconoscimento per i meriti conseguiti e io presenterò i miei. Sto facendo scrivere una richiesta.»  Così Manlio Cerroni, il patron di Malagrotta, durante la presentazione del suo libro su 70 anni di storia di rifiuti di Roma e Lazio. Un libro che è una difesa a tutto campo del suo operato in questi quarant’anni di storia della monnezza romana sulla quale lui ha dominato incontestato.

L’INCHIESTA SU MALAGROTTA – Almeno sino a quando è incappato nell’inchiesta della Procura che ha portato lui, i suoi collaboratori e alcuni funzionari della Regione ai domiciliari. Rivendica  meriti per i quali vuole la cittadinanza onoraria proprio per aver creato quell’enorme buco di Malagrotta che secondo gli studi da lui commissionati ad un pool di esperti, non avrebbe recato alcun danno alla salute dei cittadini della Valle Galeria. Un libro che rappresenta la storia di decenni nei quali si sono succedute nella Capitale ed in Regione legioni di amministratori che hanno sempre dovuto fare i conti con il suo gruppo, le sue discariche, i suoi impianti di trattamento, il suo gassificatore. «Abbiamo salvato Roma – ribadisce come ha fatto più volte-  con un nostro rischio e un nostro investimento. Ce ne hanno dato atto anche gli ex commissari Giuseppe Pecoraro e Goffredo Sottile. Una volta si dava il merito, a noi è stato dato invece il castigo.»

IL NODO DEGLI IMPIANTI OGGI – Ma se il libro riporta la sua versione ‘storica’ dei fatti, più attuali risultano gli accenni ai problemi del futuro per una città che ancora deve fare i conti con i suoi impianti di Tmb  prolungando l’utilizzo dei quali il sindaco Ignazio Marino sta emanando una ulteriore ordinanza. Mentre a caro prezzo i nostri rifiuti vengono esportati al nord i fatti nudi e crudi dicono che il nuovo presidente di Ama Fortini da tempo propone che la sua municipalizzata gestisca proprio quegli impianti anche se il giudizio di Cerroni su di lui non è affatto lusinghiero.

IL GIUDIZIO SU FORTINI E L’IPOTESI VENDITA – «Fortini – dice papale papale il re di Malgrotta – è stato 5 anni a Napoli poi è stato chiamato a Roma, se aveva tutte queste chiavi, se era così bravo perché Napoli sta ancora in questo stato?» Al di là dei giudizi personali e malevoli  the businnes is businnes e gli impianti debbono continuare a lavorare per produrre utili e saldare i debiti. Così Manlio Cerroni si dice disposto a venderli, ma attenzione, lui venderebbe solo le linee di Gassificazione di Malgrotta e non gli impianti di trattamento.  Infatti dice «se ci mettiamo a tavolino chiudiamo i conti tranquillamente, non c’è nessun problema. Se l’Ama ha intenzione di realizzare il progetto della trasformazione in biometano del biogas derivante da 250mila tonnellate di organico all’anno, io sono pronto a dare la massima collaborazione. Ma attenzione, si può fare solo con le nostre tecnologie presenti a Malagrotta fin dalla fine degli anni 80.» Tecnologie che proprio recentemente Fortini contestava anche sotto il profilo della tecnologia Giapponese impiegata. Poi, a chi gli chiedeva se avesse intenzione di cedere le quote societarie alle sue figlie per risolvere la questione dell’interdittiva prefettizia, Cerroni risponde «Io posso passare la proprietà alle mie figlie o a chiunque altro, ma poi Roma perde la sua strada perché io non posso cedere fino a quando non andrò nell’al di là.»

LE DIFFICOLTÀ DI OGGI – Insomma finchè lui è vivo non ha alcuna intenzione di cedere tutto il core businnes della sua impresa, a meno che la Capitale non abbia i milioni per comprarselo. Altro che affidamento in gestione ad Ama proposto dal suo presidente perché nemmeno  l’esito del giudizio, dal quale Cerroni afferma di uscirne pulito può consentire il sequestro dei suoi beni e dei suoi impianti oggi commissariati dal prefetto De Sena. Intanto basta che a Colleferro si guasti una linea di combustione per mettere in difficoltà la raccolta a Roma.

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