Tempi duri per gli okkupanti degli immobili. Dopo le misure del ministro degli interni per contrastare nella Capitale le manifestazioni violente dei cosiddetti ‘movimenti’ che hanno provocato danni milionari alla città, la Camera ieri ha votato la fiducia al governo sul decreto casa con 324 sì e 110 no. Con il via libera al provvedimento, previsto per oggi, diventeranno definitivi i cambiamenti al bonus mobili e il taglio al 10% della cedolare secca per il canone concordato. Durante il voto di fiducia alla Camera qualche centinaio di aderenti ai movimenti per il diritto alla casa hanno organizzato un sit-in di protesta a piazza Montecitorio con slogan contro il governo. Alla notizia dell’ok alla fiducia hanno lasciato piazza Montecitorio sfilando per le vie del centro e lanciando uova contro le forze dell’ordine.
LE CRITICHE DI SINISTRA E LIBERTÀ– Mentre il traffico impazziva per le vie del centro creando il solito caos, Sel ed il suo capo gruppo consiliare Gianluca Peciola criticavano le misure di ordine pubblico poco prima annunciate dal ministro Alfano e condivise senza riserve dal sindaco Ignazio Marino. La norma del decreto che stronca le occupazioni e toglie potere ai movimenti è quella che penalizza in particolare gli occupanti abusivi delle case popolari e impone loro il divieto di allaccio per acqua, luce e gas, utenze che verranno evidentemente sospese per non alimentare l’occupazione abusiva.
COSA DICE IL DECRETO – In compenso il decreto stanzia 568 milioni per il recupero di alloggi pubblici inagibili di proprietà Iacp; 226 milioni per il fondo di morosità incolpevole; 100 per il fondo di sostegno all’affitto. Inoltre è prevista la detrazione Irpef per chi è in affitto a canone agevolato. Nel triennio 2014-2016 lo sconto è di 900 euro, se il reddito complessivo non supera 15.493,71 euro; si scende a 450 euro, se il reddito è compreso tra i 15.493,72 e 30.987,41 euro. A Roma, dove il problema delle occupazioni è ormai dilagante, potrebbe sorgere un problema politico nella maggioranza che vede un vice sindaco Luigi Nieri ed il suo partito Sel, vicini ai movimenti anche per ragioni di consenso elettorale.
IL QUADRO POLITICO A ROMA – Non a caso i quotidiani di oggi (subito smentiti dal sindaco) preannunciano un ridimensionamento delle deleghe al vice sindaco nel prossimo rimpasto di giunta che Ignazio Marino avrebbe voluto addirittura prima dell’esito elettorale del 25 prossimo e stoppato last minute da una parte del Pd. Se la lista Tsipras, e quindi Sel, non dovesse ottenere i risultati sperati anche nella maggioranza si peserebbero i numeri ed i rapporti di forza. Ma la vera preoccupazione a sinistra è quella che Grillo sparigli i giochi raggiungendo a Roma la percentuale di consensi che i sondaggi davano ai Democratici. In tal caso o tutti si ricompatteranno sotto l’ala protettiva di Matteo Renzi (ipotesi più probabile) o si aprirà un regolamento di conti nel Pd che in qualche modo tenterà di aver più peso nelle decisioni del sindaco.
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