L’operosa modestia e l’intelligente cautela nel fare promesse non sono nella natura del sindaco Ignazio Marino il marziano, «un corpo estraneo», come lui stesso si è definito, che ieri su la 7 di fronte a Lilli Gruber non si teneva proprio più. «Sono un corpo estraneo – affermava orgogliosamente – rispetto al modo in cui per mezzo secolo si sono decise le cose in questa città. Decisioni che venivano prese nei circoli ristretti, nei salotti». E aggiungeva con malcelata modestia «io in tre anni farò quello che non è stato fatto in cinquant’anni e lo farò non dando retta a nessuno che mi vuole influenzare dal punto di vista delle correnti che neanche conosco».
GIUDIZI TRANCHANT QUELLI DI MARINO – Un giudizio tranchant che non solo travolge Alemanno, ma Rutelli e Veltroni che appaiono più il prodotto deteriore di oligarchiche conventicole che il risultato di un largo consenso popolare che lui nemmeno si sogna. Eh si, perché il marziano l’ha votato un romano su quattro e non basta vantare il suo rapporto preferenziale (tutto da verificare) con Matteo Renzi vero vincitore fra quel 59% di italiani che sono andati a votare. Se qualcosa invece lo accomuna al grande rottamatore è la tecnica di utilizzare il consenso popolare del Pd per puoi svuotarlo (rottamarlo appunto) dopo l’esito delle primarie. Solo che Renzi di quel partito che restava inchiodato al 33% improvvidamente evocato da D’Alema, è segretario (ed intende rimanerci), lui, Ignazio, no. Se poi, come abbiamo altre volte affermato, la sua forza è la debolezza del Pd romano balcanizzato dalle sue correnti e dai suoi gruppi di potere vecchi e nuovi, non è detto che porsi al di sopra dei partiti sia un vantaggio perenne perché la sinistra dovrà fare i conti con la gente se il sindaco non manterrà le promesse che va facendo, come se la campagna elettorale fosse ancora in corso, sulla scorta della tecnica che Berlusconi ha utilizzato per 20 anni.
IL SALOTTINO DI IGNAZIO MARINO – Sarà anche vero che Marino le sue scelte le fa al di fuori dei vecchi salottini e conventicole, ma è anche vero che si è affrettato a mettere in piedi il suo di salottino, o cerchio magico che sia, proprio perché da che mondo è mondo un sindaco “cavaliere solitario” la valle non riesce proprio ad attraversarla. Quando il neo parlamentare europeo Goffredo Bettini lo propose per le primarie nemmeno immaginava che il suo marziano non solo avrebbe snobbato lui, ma nemmeno immaginava che il livello decisionale, la capacità di incidere sulle scelte del governo capitolino dei Democratici sarebbero scese così in basso. Sarà un bene o un male? Ai posteri manzoniani “l’ardua sentenza”, ma statene certi: se le strade non verranno sgomberate dalla monnezza, i mezzi pubblici non cominceranno a funzionare, il traffico impazzito non verrà in qualche modo regolato e il decoro di questa città non verrà restituito come ai tempi di Rutelli e del primo Veltroni, il giudizio del popolo travolgerà non solo Marino ma lo stesso partito che lui dal 2009 ha scalato.
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