Comune di Roma, la rivoluzione di Ignazio Marino si incaglia sui rifiuti

Il Robespierre de noantri se la prende con chiunque e minaccia le privatizzazioni

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Un sindaco furibondo, al limite della crisi isterica, quello che giovedì notte alle 22 ha dato il via alla riunione di giunta ai limiti del grottesco fra lo sbigottimento degli assessori e dei dirigenti presenti. Tutti accusati di sabotare la sua rivoluzione (immaginaria), tutti contro di lui che ha piegato i poteri forti, da Caltagirone su Acea a Cerroni su Malagrotta. Tutti che remano contro, che lo sputtanano permettendo che Roma si presenti più sporca di Marrakesh.

IL ROBESPIERRE DE NOANTRI – Le colpe? Dei dirigenti, dei lavoratori, dei sindacati Ama e anche dell’assessora Estella. E allora “vi porto tutti per strada dirigenti e assessori – ha detto Ignazio – e di fronte ai cumuli di immondizia vi dovrete giustificare con cittadini furiosi”. Affermazioni che a Milano avrebbero portato alle immediate dimissioni di un paio di assessori e di tutta la dirigenza dell’Amsa. Ma da noi no perché il Robespierre de noantri li tiene tutti in pugno compreso il vice sindaco Nieri che ha timidamente accennato al ruolo positivo che in tutta la vicenda potrebbero avere i sindacati con i quali invece (saggiamente) sta trattando il presidente di Ama (ancora per quanto?) Daniele Fortini.

COMANDARE SENZA GOVERNARE – Al momento tuttavia le teste nell’azienda non rotolano ancora, nemmeno quella del direttore generale Fiscon che Marino vorrebbe sostituire con Maurizio Pucci, già dirigente regionale e oggi in forza ad Ama. I tempi non sarebbero ancora maturi, ma intanto Marino si inventa squadre di controllori, blocca le ferie dei dirigenti e tenta di mettere in piedi una rete di delazione che segnali il fancazzismo dei netturbini, quando basterebbe attivare i comitati di quartiere, l’associazionismo diffuso o girarsi le periferie almeno ogni giorno. Ma lui, Marino che ha le sue ragioni e pure tante, preferisce comandare anziché governare, che son due cose ben diverse perché la seconda comporta competenze, ma soprattutto esperienza che Lui ancora non ha.

FUGA ALL’ESTERO – Refrattario ai consigli che non provengano dal suo cerchio magico di fedeli, convinto che il Pd prima di Lui abbia fatto solo disastri. Di qui la tendenza del sindaco alla fuga dalla realtà, o meglio, della fuga all’estero tanto che ha in calendario un pellegrinaggio a Londra per chiedere investimenti sui rifiuti romani. Fortini l’ha detto chiaro e tondo, per le isole ecologiche di Ponte Malmone e Rocca Cencia ci vogliono almeno 200 milioni.  Allora Marino, che sino ad oggi non ha ancora avuto il becco di un quattrino dagli sceicchi nonostante le sue vantate relazioni, i soldi se li farà dare dagli stranieri che “loro sì sanno trasformare la monnezza in ricchezza”. Magari investendo sui termovalorizzatori tanto aborriti dall’assessore Estella Marino.

OSCURE SINERGIE – E poi il sindaco, dimenticando di non essere solo lui il padrone di Acea (ma comportandosi come tale) chiede alla nuova dirigenza che dovrebbe essergli grata per le recenti nomine, una non meglio definita sinergia industriale fra la multiutility e Ama. Anche se nessuno ha ancora spiegato al sindaco “sbrigativo” che la sinergia fra un’Acea semiprivatizzata che produce profitti e una Ama che produce solo debiti risulta un concetto piuttosto oscuro anche ai profani come noi. Tanto più che occorrono ben altri investimenti che non quelli per le due isolette ecologiche a venire.

PRIVATIZZAZIONE – Eppure la parolina che potrebbe compiacere i poteri forti Ignazio in giunta giovedì notte l’ha detta (anzi minacciata): privatizzazione. Convinto che dall’Alpi alle Piramidi dal Manzanarre al Reno ci sia una fila di magnati che sbavano per accattarsi Ama, Marino rimuove nell’inconscio gli 800 milioni di debiti accumulati dalla società negli anni. Oddio, è pur vero che sono sempre scaricabili sul debito commissariato. Basterebbe con un Salva Roma l’anno.

 

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