Dopo le polemiche di queste settimane sulla situazione capitolina dei rifiuti oggi è stata la giornata dei grandi progetti illustrati nel corso di un convegno alla camera dei Deputali.
IL RINNOVO – La prima notizia è che si sta lavorando con il Comune per il rinnovo della concessione del servizio ad Ama per 10-15 anni, come ha spiegato il presidente Daniele Fortini che ha così fugato ogni dubbio su possibili privatizzazioni. Poi ha portato gli esempi di altre capitali europee che chiudono il ciclo dei rifiuti nel loro territorio per il 100% quasi. Come accadeva anche a Roma finchè la buca di Malagrotta ha funzionato «come una droga» ma chiusa la quale l’autonomia di Roma si è ridotta appena al 13%. Questo significa che dovrà portarsi al livello delle altre grandi città «facendo un doppio salto mortale: cioè rinunciando sia alla discarica che agli inceneritori».
LA PROPOSTA – La proposta è quella degli ecodistretti con i quali alla fine del trattamento i rifiuti diventano materiali commerciabili per il riciclo. Questo avverrà con “isole interrate” alimentate da pannelli solari che permettono di catturare più rifiuti di quanto non si riesca a fare coi sistemi tradizionali. Nell’immediato dovranno venir rinnovati 18mila cassonetti, acquistati alla fine degli anni ’90, che comportano frequenti rotture negli automezzi. Resta il fatto che oggi i rifiuti di Roma vanno in 43 siti differenti e ogni giorno 163 tir carichi lasciano la città che dipende dall’esterno per l’80% con costi, aggiungiamo noi, almeno tripli rispetto alle altre capitali europee. Non poteva mancare l’intervento di Ignazio Marino che ha annunciato una nuova ”gara calore” per 1.841 edifici comunali, di cui 160 asili nido, 790 scuole, 180 uffici e 173 edifici di edilizia residenziale pubblica, per i quali, oggi, Roma Capitale paga bollette 20,3 milioni di euro all’anno. Ovviamente il sindaco non ha accennato ai costi di questa ‘conversione’ ma non si è risparmiato qualche illuminante esempio del tipo «se una finestra è rotta entra il freddo e noi sprechiamo il riscaldamento. Ma non possiamo passare il tempo ad aggiustarla, dobbiamo sostituirla con una nuova, fatta di materiali moderni e in grado di tenere la temperatura. Serve una nuova filosofia di intervento, a partire dal nostro patrimonio immobiliare. Si può fare molto meglio, spendere e inquinare di meno».
PROGETTI E SPERANZE – Anche l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Masini ha detto la sua precisando che «la nuova gara calore sarà una rivoluzione (un’altra!) termica» ma ci sono 150 milioni di euro in campo che comporteranno 5.000 nuove assunzioni per i prossimi 15 anni. «Noi – ha ricordato infine Marino – abbiamo da subito detto no alla politica dei termovalorizzatori perché li riteniamo pericolosi ed inquinanti mentre la soluzione sta negli ecodistretti dove si produrrà gas dai rifiuti organici. Ambienti con equipaggiamento industriale adatto al recupero della materia, alla creazione di nuovi prodotti e alla minimizzazione dei residui. L’energia necessaria al funzionamento dei macchinari – ha concluso il primo cittadino – verrà prodotta ecologicamente con pannelli solari, torri fotovoltaiche ed estrazione di biogas». Par di capire che la realizzazione di questi progetti comporterà minimo un decennio mentre le isole ecologiche costeranno dai 200 ai 400 milioni di euro. Scoperchiato il pentolone dei grandi progetti nell’immediato non resta che la costosa realtà di esportare i nostri rifiuti fuori dalla Capitale e probabilmente anche all’estero.
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