Comune di Roma, se 1000 ton di rifiuti non vanno fuori città è emergenza

Una conseguenza diretta della chiusura di Malagrotta che come ha detto il presidente di Ama Fortini, ha funzionato come una droga senza che si pianificassero alternative industriali per chiudere il ciclo sino allo smaltimento

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Torniamo  sulla questione dei rifiuti che con la riapertura delle scuole e il ritorno dalle vacanze potrebbe riesplodere nonostante le rassicurazioni del sindaco.

LA PROSPETTIVA – Di questa prospettiva sembra rendersi conto anche l’assessore capitolino all’ambiente Estella Marino che con una intervista all’agenzia “Dire” ammette che Roma ha bisogno di aiuto dagli impianti di trattamento che si trovano fuori dalla città e dalla Regione per smaltire almeno 1.000 tonnellate al giorno di rifiuto indifferenziato. Qualcosa come 50 camion al giorno zeppi di almeno 20 tonnellate di monnezza. Una conseguenza diretta della chiusura di Malagrotta che come ha detto il presidente di Ama Fortini, ha funzionato come una droga senza che si pianificassero alternative industriali per chiudere il ciclo sino allo smaltimento. Succede infatti che ad oggi i 4 impianti di trattamento meccanico e biologico (tmb) della Capitale lavorano 3mila tonnellate al giorno e il tritovagliatore ne tratta altre 1.000. Ma va considerato, aggiunge l’assessora, che gli impianti lavorano cinque o sei giorni su sette e quindi vanno sommate le quantità di rifiuti che non vengono lavorate quando gli impianti sono chiusi. Nei  due tmb della Colari, circa 300 delle 1.500 ton. trattate provengono dai comuni di Fiumicino e Ciampino, il che riduce la quantità dei rifiuti romani da trattare. Di qui la necessità di piazzarne altre 1000 fuori dalla Capitale.

SOLUZIONE TRANSITORIA (FORSE) – Si tratta di una soluzione transitoria, ma transitoria quanto, vien da chiedersi? Nei momenti di crisi e sovrapproduzione ci si rivolgeva agli impianti di Albano, Colfelice e Viterbo che dal 7 gennaio non potranno più venir utilizzati perché fu proprio un ricorso al Tar  presentato dal Comune di Albano e dalla società Saf (che gestisce il Tmb di Colfelice) che impugnò la decisione dell’allora ministro Clini di inviare circa 450 ton. giornaliere di rifiuti negli impianti Tmb di Albano, Colfelice e Viterbo. La decisione del tribunale amministrativo non impedì sino ad oggi all’Ama di proseguire il conferimento dei rifiuti a quegli impianti. Ma se da gennaio fosse possibile portarli fuori Roma grazie ad altri ricorsi come sarà possibile non piombare ritornare nell’emergenza? Estella Marino ci spiega che  “Roma produce ogni giorno 4.500 tonnellate di rifiuti, circa 3.300 sono indifferenziati, quando si rompono gli impianti i quantitativi si accumulano e i rifiuti restano in strada”. Ce ne eravamo accorti, e allora perché affermare apoditticamente che “non ha senso realizzare nuovi impianti” ma occorre puntare tutto sulla raccolta differenziata che verrà introdotta in altri 5 municipi? Secondo i calcoli della Marino questa soluzione dovrebbe far diminuire la produzione di rifiuti indifferenziati di altre 6/700, ma al conto ne mancano sempre 3/400. Una vision piuttosto spannometrica che dà per scontato il “temporaneo” trasferimento della monnezza da trattare fuori dalla Capitale. Un pò pochino per stare tranquilli.

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