Più di 9 milioni di euro da dividere tra i dirigenti di Atac. Lo prevede la proposta di delibera voluta dai vertici dell’azienda e firmata lunedì dal presidente Roberto Grappelli. Se non lo avesse pubblicato questa mattina il Messaggero la cosa sarebbe passata “aummo aummo” come di solito accade ed è accaduto nelle municipalizzate romane. Si tratta di un incentivo previsto dal contratto nazionale per dirigenti e quadri, che aggiunge un super bonus alla retribuzione per i dirigenti della società di trasporti più disastrata d’Italia che ha accumulato debiti per oltre un miliardo e 800 milioni di euro e che funziona, ne siamo personali testimoni, a livelli da terzo mondo.
GLI OBIETTIVI – Per cuccare la lauta integrazione, come da contratto, basteranno i prossimi quattro mesi dove i suddetti dirigenti dovranno raggiungere non meglio precisati obiettivi che non siano quelli del fallimento. Eppure i manager hanno battuto i piedi e fieri dei risultati conseguiti, almeno dalla parentopoli di Alemanno ad oggi, pretendono quanto contrattualmente previsto. Secondo il Messaggero per i dirigenti di prima fascia, il super bonus si aggirerebbe a circa 40mila euro a testa, a scalare, tutti gli altri. Fino a coprire la cifra di 9 milioni 145mila e 660 euro, stanziamento provvidenzialmente già previsto in bilancio da Atac, Se mancasse qualche spicciolo provvederanno i tagli al personale e alle linee. Mica male per un’azienda che se fosse la Fiat vedrebbe parte di questi dirigenti e quadri a spasso.
L’ASSESSORE – L’opposizione, immemore del fatto che anche le cubiste potevano diventare quadri Atac, strilla e si agita. Ma ancor più sorprendente è il comunicato dell’assessore Improta che senza un briciolo di vergogna scrive «si precisa che, pur trattandosi di un adempimento prescritto da contratti e accordi vigenti, l’efficacia di tale strumento non potrà prescindere dal raggiungimento di obiettivi estremamente sfidanti, quali adeguati standard di servizio e l’equilibrio economico finanziario della società».
SAN CRISTOFORO – Ora, sugli “obiettivi” sfidanti per l’Atac che fa acqua da tutte le parti ci vien quasi da ghignare sconfortati, pensando che l’unica sfida per alcuni dirigenti è quella di conservare il posto lautamente pagato. Quanto al riequilibrio dei conti non è nemmeno previsto nel piano di rientro dal debito presentato al Governo. Ma anche se san Cristoforo dei trasportatori facesse il miracolo non si comprende come gli obiettivi “sfidanti” possano essere raggiunti in soli 4 mesi. E se non fossero realizzati, che farebbe l’ad Broggi, licenzierebbe qualcuno?
IL CONTO – Allora, maggioranza e opposizione anziché strillare allo scandalo chiedano conto all’azienda (in gran parte pagata dai contribuenti) delle modalità di selezione di questi dirigenti, del loro curriculum anche internazionale, dei risultati raggiunti in passato. Una sorta di “performance apprisal” che fra i privati non è altro che una verifica periodica delle capacità e qualità dei dirigenti. Se poi dovesse passare il mantra di Improta per cui cui licenziare i dirigenti costa parecchio basterebbe fare i conti sulla loro passata (scusateci la bestemmia) produttività o sui danni prodotti da alcuni. Solo allora dalla parentopoli di Alemanno passeremo alla meritopoli di Marino.
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