Il gioco di incastri programmato da Ignazio Marino parrebbe funzionare nel timing prestabilito: approvazione del bilancio nei tempi giusti nonostante avesse tempo sino a settembre, riunione decisiva con il ministero dell’economia (mef) per l’approvazione del piano triennale di rientro, delibera Cipe di poche ora fa che sblocca 90 milioni per la prosecuzione dei lavori della metro C, oltre ai 39 già stanziati dalla Regione, e infine chiusura della trattativa con i sindacati sul salario accessorio.
LE FALLE NEL SISTEMA – Ed è proprio qui che qualcosa non ha funzionato perché in questo momento le rappresentanze dei lavoratori stanno manifestando sotto il Campidoglio dopo che Cgil, Cisl e Uil non hanno firmato il documento che avrebbe dovuto tranquillizzare i 24.000 comunales. La trattativa l’aveva avviata tre mesi fa in pompa magna il vice sindaco Luigi Nieri, quello più a sinistra nella maggioranza, che ha la delega per le risorse umane. Resta allora da capire perché le suddette ‘risorse’ non abbiano abbozzato alle proposte della Giunta. Il sindacato afferma che la data del 31 luglio per chiudere l’amba aradam della trattativa era del tutto arbitraria, mentre il Comune afferma che la trattativa si doveva chiudere in concomitanza con l’approvazione bilancio che peraltro già conferma lo stanziamento dei 82 milioni dello scorso anno proprio per il salario accessorio. E allora, settimana più settimana meno cosa cambiava, visto che il comune richiede ai lavoratori sostanziose contropartite di produttività e orari?
I GRATTACAPI – “Abbiamo voluto un tavolo di confronto democratico con i sindacati e abbiamo ritenuto opportuno indicare 3 mesi come tempo ragionevole, quanto ci mette un embrione a diventare feto” ha detto questa mattina Ignazio Marino. Solo che qui si rischia l’aborto con il blocco dei servizi pubblici. Della questione del salario accessorio, che non riguarda solo Roma, si parla dal 2008 da quando la relazione degli ispettori ministeriali ne rilevò le anomalie, che comprendono le voci più disparate e curiose: dall’indennità colloquio con i genitori delle maestre alla pulizia delle divise dei vigili urbani. Una volta affermato il principio che il magro salario dei comunales va integrato non restava che definire le contropartite: dall’apertura degli sportelli al pubblico qualche ora in più, oppure l’abolizione delle indennità ai vigili che considerano notturno il lavoro dopo una certa ora del pomeriggio. Semmai il problema degli obiettivi di produttività si pone per gli inamovibili dirigenti capitolini prendono a fine mese fior di quattrini, compresi quelli dello staff del sindaco ai quali in un bilancio di tragici tagli e aumento delle tasse, vengono tolti solo 300mila. Per sciogliere l’aggrovigliata matassa che vede coinvolti i sindacati della Funzione Pubblica, più forti della Fiom.
CONCLUSIONI – Decida il sindaco (coma fa spesso) in prima persona. Magari facendo capire pazientemente ai sindacati, se ce ne fosse ancora bisogno, che i soldi non ci sono, ma nemmeno la produttività e l’efficienza dei suoi 24.000 dipendenti brillano nel guinnes dei primati.
RICEVI TUTTE LE NOTIZIE SUL CAMPIDOGLIO DIRETTAMENTE NELLA TUA MAIL
[wpmlsubscribe list=”8″]